Scale modali

  • anonimo

31-01-17 23.30

@ paolo_b3
Premetto che ci sono livelli diversi con cui ci si può approcciare alla musica. Nel mio caso, che sono un modesto dilettante (e ne sono orgoglioso), la codifica è sicuramente molto utile per imparare e crescere. Tuttavia se volessimo fare un discorso di livello assoluto, e mi permetto di farlo, trovo che fare musica con "sotto il manuale" vada a discapito della necessaria creatività che serve a fare della Bella Musica.
Parole d'oro quelle di Cyrano, non sei il primo a cui le sento dire ed io mi ci sono sempre ritrovato: "Tensione e risoluzione" non solo rispetto all'accordo sottostante, ma come regola generale.
Cerca tu stesso, Mark, le note che servono alla frase che ti appaga o la sequenza di accordi con cui affrontare le "cadenze" nel brano che vuoi interpretare (e comunque un'interpretazione armonica deve necessariamente partire da un tema), cosa importa se sono modali o meno?
Da un punto di vista generale sono d'accordissimo con te...ma prima di agire con libertà bisogna essere capaci di giocare secondo le regole.

Faccio un esempio personale: il requiem che ho da poco composto non sarei riuscito neppure ad immaginarlo se non avessi prima composto decine di fughe scolastiche ed esercizi di armonia cromatica

Poi tutti i concetti, le "teorie", i metodi, che inizialmente vivevo come macchinosi, astratti e castranti, sono divenuti un patrimonio inconscio che sta "dietro" alla mia libertà musicale

Ma prima, anni di apprendistato, regole ed esercizi...ma anni ed anni, davvero
  • paolo_b3
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31-01-17 23.39

@ anonimo
Da un punto di vista generale sono d'accordissimo con te...ma prima di agire con libertà bisogna essere capaci di giocare secondo le regole.

Faccio un esempio personale: il requiem che ho da poco composto non sarei riuscito neppure ad immaginarlo se non avessi prima composto decine di fughe scolastiche ed esercizi di armonia cromatica

Poi tutti i concetti, le "teorie", i metodi, che inizialmente vivevo come macchinosi, astratti e castranti, sono divenuti un patrimonio inconscio che sta "dietro" alla mia libertà musicale

Ma prima, anni di apprendistato, regole ed esercizi...ma anni ed anni, davvero
D'accordissimo ancora, però forse stiamo perdendo il punto focale.
Se cerchi la formazione la trovi nelle scuole, puoi anche approcciarti in maniera autodidattica: in ogni caso ci metti anni. Tu stai proponendo un Bignami dell'armonia, ma se vuoi trovare la scorciatoia a quel punto lasciale proprio perdere le scale, vai a sentimento.
  • anonimo

31-01-17 23.41

Faccio un altro esempio:

1) trascrivo un giro di solo di Parker
2) cerco di capire quali principi applica
3) molto probabilmente capisco un centesimo o o meno
4) se mi dice culo, ho un maestro che mi spiega
5) comunque trattengo una minima parte
6) inizialmente applico questi principi (mettiamo l'enclosure) in maniera meccanica e inappropriata
7) poi trascrivo un altro solo e capisco (o il maestro mi spiega) che non basta fare l'enclosure ma ha importanza il fatto di far cadere le note target sui tempi forti
8) e mi esercito meccanicamente come un pazzo
9) e le enclosures cominciano a venire
10) e il maestro mi spiega il concetto di tripartizione della frase
11) ripeto il processo: comprensione teorica-esecuzione meccanica-interiorizzazione
12) ascoltando mozart mi accorgo del principio di ripetizione-variazione
13) ripeto il processo

Ora, se uno é sfigato come me e non solo deve scoprire tutto da solo, ma anzi vari "maestri" e trattati gli spiegano le cose sbagliate (tipo usare le "scale modali" per improvvisare)...ci si mettono vent'anni o più

Se a uno gli dice culo e trova un maestro ben strutturato e consapevole, dopo sei mesi comincia ad improvvisare (esperienza provata coi miei allievi)

Dipende da come ci piace fareemo
  • anonimo

31-01-17 23.43

@ paolo_b3
D'accordissimo ancora, però forse stiamo perdendo il punto focale.
Se cerchi la formazione la trovi nelle scuole, puoi anche approcciarti in maniera autodidattica: in ogni caso ci metti anni. Tu stai proponendo un Bignami dell'armonia, ma se vuoi trovare la scorciatoia a quel punto lasciale proprio perdere le scale, vai a sentimento.
Ma certo emo

La strategia migliore per imparare ad improvvisare é farsi seguire da qualcuno che

1) sappia improvvisare
2) abbia un metodo strutturato

Se no, avendo tempo, si va per tentativo ed errore....
  • anonimo

31-01-17 23.50

Forse l'ho già detto:

Un tizio mi chiese quanto tempo ci voleva per imparare ad improvvisare bebop...era un buon pianista, gli dissi: un paio d'anni...

Il tizio fece una faccia delusa...mi disse: "e se studio tutti i giorni per un paio d'ore?"

"In tal caso ci vorranno 5 anni" risposi io

"Ma come! Io sono disposto a mettermi 4 ore al giorno sul piano, andare ai concerti, trascrivere tutti i soli di Parker, venire a lezione due volte la settimana!"

"Beh allora é un altro discorso...ci vorranno 10 anni"

A buon intenditor...emo
  • paolo_b3
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31-01-17 23.51

@ anonimo
Ma certo emo

La strategia migliore per imparare ad improvvisare é farsi seguire da qualcuno che

1) sappia improvvisare
2) abbia un metodo strutturato

Se no, avendo tempo, si va per tentativo ed errore....
A questo punto ti chiedo, vedi l'improvvisazione limitata al linguaggio Jazz più tradizionale o pensi possa essere una risorsa per affrontare in maniera originale e stimolante ogni tipo di musica, finanche al melodramma, laddove non osa il modale emo
  • paolo_b3
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31-01-17 23.55

@ anonimo
Forse l'ho già detto:

Un tizio mi chiese quanto tempo ci voleva per imparare ad improvvisare bebop...era un buon pianista, gli dissi: un paio d'anni...

Il tizio fece una faccia delusa...mi disse: "e se studio tutti i giorni per un paio d'ore?"

"In tal caso ci vorranno 5 anni" risposi io

"Ma come! Io sono disposto a mettermi 4 ore al giorno sul piano, andare ai concerti, trascrivere tutti i soli di Parker, venire a lezione due volte la settimana!"

"Beh allora é un altro discorso...ci vorranno 10 anni"

A buon intenditor...emo
emo
  • anonimo

01-02-17 00.05

@ paolo_b3
A questo punto ti chiedo, vedi l'improvvisazione limitata al linguaggio Jazz più tradizionale o pensi possa essere una risorsa per affrontare in maniera originale e stimolante ogni tipo di musica, finanche al melodramma, laddove non osa il modale emo
Senz'altro l'improvvisazione é, come tu fai giustamente notare, un linguaggio universale con due tipi di "regole"

1) le "meta-regole" che sono più o meno sempre valide, che sia bebop, folk, country, musica barocca (si improvvisava anche ai tempi di Bach...) etc

2) le "regole stilistiche" che sono appunto quelle che rendono riconoscibile uno stile

E poi c'é l'apporto personale, l'insondabile e preziosissima unicità di ogni musicista...
  • anonimo

01-02-17 00.09

Dimenticavo di dire che esistono anche le cosiddette "spugne musicali", persone che ascoltano e senza bisogno di "teorizzare" sono in grado di esprimersi in quel dato linguaggio improvvisativo...un talento speciale spesso associato ad un'esposizione precoce, intensa e duratura alla musica
  • paolo_b3
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01-02-17 00.22

@ anonimo
Senz'altro l'improvvisazione é, come tu fai giustamente notare, un linguaggio universale con due tipi di "regole"

1) le "meta-regole" che sono più o meno sempre valide, che sia bebop, folk, country, musica barocca (si improvvisava anche ai tempi di Bach...) etc

2) le "regole stilistiche" che sono appunto quelle che rendono riconoscibile uno stile

E poi c'é l'apporto personale, l'insondabile e preziosissima unicità di ogni musicista...
Torniamo al concetto già esposto da me: parlare serve ad esprimere le proprie idee, se non hai proprietà di lessico rischi di non riuscire ad esprimerti e quindi di non comunicare.
La scuola certamente ti arricchisce di lessico e ti aiuta ad esprimerti al meglio, ma una volta acquisita tale proprietà poi occorrono le idee.
Secondo me l'improvvisazione è un genere espressivo che richiede idee, in tal senso ho apprezzato quanto hai postato poco fa riguardo al pianista che voleva improvvisare, poi certamente senza lessico le idee rimangono nella tua testolina.
  • anonimo

01-02-17 08.51

@ paolo_b3
Torniamo al concetto già esposto da me: parlare serve ad esprimere le proprie idee, se non hai proprietà di lessico rischi di non riuscire ad esprimerti e quindi di non comunicare.
La scuola certamente ti arricchisce di lessico e ti aiuta ad esprimerti al meglio, ma una volta acquisita tale proprietà poi occorrono le idee.
Secondo me l'improvvisazione è un genere espressivo che richiede idee, in tal senso ho apprezzato quanto hai postato poco fa riguardo al pianista che voleva improvvisare, poi certamente senza lessico le idee rimangono nella tua testolina.
la stragrande maggioranza degli improvvisatori sono falsari, pochi sono i veri creatori
  • paolo_b3
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01-02-17 10.17

@ anonimo
la stragrande maggioranza degli improvvisatori sono falsari, pochi sono i veri creatori
Dimenticavo... senza lessico le idee, AMMESSO TU LE ABBIA, rimangono nella tua testolina...
Ho spesso constatato anche io che musicisti di livello egregio, nell'affrontare l'improvvisazione tendono a riproporre gli artisti del passato.
Per carità, il risultato è piacevole, ma nell'ottica di innovare, forse, esagerare con la metodica può essere controproducente.
  • anonimo

01-02-17 11.47

@ paolo_b3
Dimenticavo... senza lessico le idee, AMMESSO TU LE ABBIA, rimangono nella tua testolina...
Ho spesso constatato anche io che musicisti di livello egregio, nell'affrontare l'improvvisazione tendono a riproporre gli artisti del passato.
Per carità, il risultato è piacevole, ma nell'ottica di innovare, forse, esagerare con la metodica può essere controproducente.
Beh, tutto dipende...a mio avviso (ed anche secondo molti musicisti famosi) il jazz é una musica ormai storicizzata, quindi l'apporto personale é in sostanza quello della preservazione...personale quanto vuoi, ma sempre all'interno di criteri lessicali e stilistici ormai definiti

Se si vuole innovare veramente, bisogna avere il coraggio di abbandonare l'etichetta del "jazz" e mettersi risolutamente a fare dell'altroemo
  • paolo_b3
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01-02-17 15.11

@ anonimo
Beh, tutto dipende...a mio avviso (ed anche secondo molti musicisti famosi) il jazz é una musica ormai storicizzata, quindi l'apporto personale é in sostanza quello della preservazione...personale quanto vuoi, ma sempre all'interno di criteri lessicali e stilistici ormai definiti

Se si vuole innovare veramente, bisogna avere il coraggio di abbandonare l'etichetta del "jazz" e mettersi risolutamente a fare dell'altroemo
Diciamo del jazz "rinnovato". Di solito quando ci si propone a fare del jazz lo si fa sapendo che gli ascoltatori si aspettano il be-bop o giù di li. Dovevi vedere le facce a Ravenna Jazz quando andai a sentire World Saxophone Quartet.
Comunque non fui in grado di apprezzarli nemmeno io...
  • anonimo

01-02-17 15.51

@ paolo_b3
Diciamo del jazz "rinnovato". Di solito quando ci si propone a fare del jazz lo si fa sapendo che gli ascoltatori si aspettano il be-bop o giù di li. Dovevi vedere le facce a Ravenna Jazz quando andai a sentire World Saxophone Quartet.
Comunque non fui in grado di apprezzarli nemmeno io...
Beh, i casi son due: o tutto può essere definito "jazz", oppure no

Nel secondo caso, molto(issimo) del lavoro dei WSQ non é jazz...é musica moderna suonata da musicisti con forti esperienze pregresse di tipo rock/jazz/blues/soul
  • paolo_b3
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01-02-17 16.25

@ anonimo
Beh, i casi son due: o tutto può essere definito "jazz", oppure no

Nel secondo caso, molto(issimo) del lavoro dei WSQ non é jazz...é musica moderna suonata da musicisti con forti esperienze pregresse di tipo rock/jazz/blues/soul
Penso si definisse Free Jazz
  • anonimo

01-02-17 17.16

@ paolo_b3
Penso si definisse Free Jazz
Il free jazz lo vedo più quello di orette coleman, albert ayler, sam rivers etcetera

Questo mi pare rhythm&blues intellettualizzato
  • benjomy
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01-02-17 17.21

@ anonimo
Forse l'ho già detto:

Un tizio mi chiese quanto tempo ci voleva per imparare ad improvvisare bebop...era un buon pianista, gli dissi: un paio d'anni...

Il tizio fece una faccia delusa...mi disse: "e se studio tutti i giorni per un paio d'ore?"

"In tal caso ci vorranno 5 anni" risposi io

"Ma come! Io sono disposto a mettermi 4 ore al giorno sul piano, andare ai concerti, trascrivere tutti i soli di Parker, venire a lezione due volte la settimana!"

"Beh allora é un altro discorso...ci vorranno 10 anni"

A buon intenditor...emo
come darti torto!!!
  • anonimo

01-02-17 18.39

@ anonimo
Sx/dx
ma qual'è la logica che mi consente di inserire un accordo tra l'uno e l'altro?
A orecchio anche a me riescono a vole passaggi molto belli però, se le cose non si sanno, difficilmente si riesce a ripetere ed a capire perchè funzionano.

La teoria ci vuole, se si suona solo ad orecchio per la mia modesta opinione, ci si annoia prima e si abbandona lo strumento.
  • anonimo

01-02-17 19.19

@ anonimo
ma qual'è la logica che mi consente di inserire un accordo tra l'uno e l'altro?
A orecchio anche a me riescono a vole passaggi molto belli però, se le cose non si sanno, difficilmente si riesce a ripetere ed a capire perchè funzionano.

La teoria ci vuole, se si suona solo ad orecchio per la mia modesta opinione, ci si annoia prima e si abbandona lo strumento.
Le strategie sono diverse, te ne dico un paio:

1) prima di ogni accordo mettere la sua dominante

Esempio: C - Amin7 puó diventare C E7 - Amin7

2) prima di ogni accordo mettere il suo IImin7 V7

Esempio: C - Amin7 può diventare C Bmin7 (o Bmin7b5) E7 - Amin7

3) prima di ogni accordo mettere la sua dominante tritonizzata

Esempio: C - Amin7 diventa C Bb7 (magari arricchito con #11 o altre estensioni/alterazioni) - Amin7

4) prima di ogni accordo mettere il suo IImin7 V7 tritonizzato

Esempio: C - Amin7 diventa C Fmin7 Bb7(#11) - A min7

5) prima di ogni accordo mettere lo stesso accordo un semitono sopra, sopratutto quando si collegano due accordi della medesima specie

Esempio: C Emin7 - Dmin7 G7 diventa C Emin7 Ebmin7 - Dmin7 G7

Importantissimo che le note della melodia non confliggano con questi accordi, ma anzi ne vengano valorizzate

Esempio: C - Amin7, canta il E diventa C Bb7(#11) (la #11 di Bb é appunto E) - Amin7