20-04-16 18.37
Anche se rispondo tardi al tuo post, voglio parlarti della mia esperienza- breve - di aspirante compositore per le immagini.
Ho sempre avuto questa inclinazione, purtroppo non accompagnata da altrettanta passione per lo studio della musica. E di questo posso solo addossarmene la colpa.
Di fatto la prima colonna sonora che avessi composta, all'età di 12 anni, fu per una riduzione radiofonica nel
1978 de "Storia del gallo Sebastiano ovverosia Il tredicesimo uovo", di Ada Gobetti, Torino, Einaudi, 1963. Tale trasmissione andò in onda a puntate presso una nota radio privata locale, Radio Venezia.
Ricordo ancora che le musiche servivano essenzialmente come sigla iniziale, finale e piccoli intervalli tra le letture (a più voci). Le voci erano fornite dai miei compagni e compagne di scuola.
La cosa veramente incredibile, per la totale "incoscienza" giovanile che contraddistingueva il tutto, era che per fare tutto mi bastava un registratore a cassette Grundig mono ed il pianoforte verticale.
Poi negli studi della radio, si assemblava il tutto registrando su bobina Revox A-77, mandandolo in onda nei giorni successivi.
All'epoca ero veramente entusiasta, pieno di energie e speranze... non sapendo cosa sarebbe capitato poi.
Negli anni del liceo (classico) oltre a strimpellare il piano e qualche synth, collaborai con qualche compagnia teatrale amatoriale e scrissi altre colonne sonore, una anche a 4 mani con un compagno di scuola.
Avevamo nel 1984 Yamaha DX7, Korg Poly61 ed un 4 Tracce a cassette Fostex... e ci sembrava di toccare il cielo con un dito.
Negli anni a venire, pur continuando queste collaborazioni a titolo gratuito, iniziavo a chiedermi se non fosse possibile venire a capo almeno delle spese sostenute per l'acquisto della strumentazione che, poco alla volta, iniziava a diventare sempre più numerosa.
Nel 1986 iniziai quindi a mandare in giro per il Veneto, alle agenzie di produzione televisiva, audiocassette con i miei demo. Molte delle quali non furono mai restituite o per le quali non ricevetti mai una risposta seppure negativa.
Ebbi anche qualche discreto riscontro, ma la fatica di farsi "approvare" un brano dall'art director di turno, che per inciso di musica ne capisce quasi zero, era sempre molto elevata.
L'aspetto più difficile da digerire era quello di ricevere indicazioni da un terzo soggetto che fa da tramite tra te ed il cliente e che, come detto sopra, non capisce di musica e di tecnologia per la sua produzione.
Molto frustrante quindi non poter dialogare con il destinatario del prodotto.
Da ultimo, ma non meno importante, era il trattamento economico in vista dello sfruttamento dell'opera di ingegno... In altre parole, non avendo all'epoca partita IVA, ero costretto a farmi pagare tramite ritenuta d'acconto, essendo quella una prestazione occasionale.
A parte il fatto che fossero somme risicate, sul quale vigeva un'imposizione fiscale del 20%, ero comunque costretto a cedere totalmente i diritti di utilizzo all'emittente televisiva.
Con questa "vita" ho resistito fino ai primi mesi del 1993, quando oramai il leit motif era diventato: "
Perché dobbiamo pagarti una musica 500 mila lire, quando con un milione possiamo acquistare una libreria royalty free di centinaia di brani??"
Non voglio scoraggiarti, ma se era così più di 20 anni fa, oggi è certamente peggio.
Da allora per me la musica è solo un bel passatempo. Ho "sepolto" tutte le mie velleità artistiche.