Cos'è il jazz

  • anonimo

19-03-16 03.13

La cosa più difficile in ambito musicologico, su cui si sono scornati fior fiore di critici, filosofi e storici della musica, è definire e spiegare ciò che è il jazz, e per converso ciò che non lo è.

Partiamo dai malintesi più evidenti:

L'elemento più rudimentale è il ritmo foxtrot...ma
- Non in tutti i brani (ballad, bossa etc)
- Non in tutti gli stili (il free su tutti)
La pronuncia "swing"
- Non ben definibile in dettaglio
- Molto diversa in artisti diversi
Il patrimonio formale (gli standards)
- Non in tutte le epoche
- Non in tutti gli stili
- Estremamente disomogeneo
Il lessico
- Estremamente disomogeneo tra stili ed epoche diverse

Cosa resta dunque per poter definire il jazz?
- L'improvvisazione
- La libertà, sincerità e personalità timbrica
- La desublimazione e l'accettazione dell'imperfezione
- La responsabilità ed onestà personale dell'esecutore/compositore
- Le motivazioni socioculturali
- La radice africana (sia culturale che lessicale)
- L'immediatezza espressiva
- Il "raccontare una storia" (africa)
- L'essere musica che viene dal popolo e dal popolo è compresa (ovviamente calando il tutto nella precisa epoca storica e nel preciso milieu culturale)
- La rottura, la ribellione nei confronti della "cultura dominante" (e gli sforzi costanti della cultura dominante per edulcorare, fagocitare, intellettualizzare e neutralizzare il jazz

Il jazz è stato modernità, novità ed avanguardia ma come tutti i generi ha avuto la sua parabola, che è ormai terminata: il jazz è musica storicizzata

Ma il preservare i valori e le specificità storicizzate di una forza rivoluzionaria non è mai conservatorismo o peggio reazione, è sempre e comunque atto di rivoluzione permanente

Per contro le ibridazioni, le commercializzazioni, le intellettualizzazioni, l'uso superficialmente mimetico di un lessico jazzistico separato dai valori profondi, estetici, filosofici, umani, politici e sociali visti prima, nel migliore dei casi non è jazz, nel peggiore dei casi è una truffa e un inganno che l'industria musicale perpetra contro qualcosa, il jazz, che non è mai riuscita a controllare

Allora si capisce perchè nell' immaginario comune il jazz è una musica che "sfrangia i maroni", o è la fusion "perchè non è vecchia e reazionaria come il bebop", o è la cervellotica babele di certo finto free jazz, o l'algida e vacua masturbazione musicale made in ECM...se non addirittura una "musica da spogliarello"

Si capisce perchè in ogni epoca i jazzisti veri sono stati osteggiati, sottopagati, emarginati...

È perchè in realtà stiamo chiamando jazz ciò che jazz non è, stiamo facendo finta che guardare la fotografia di una montagna sia la stessa cosa di scalarla davvero, stiamo confondendo l'etichetta di una bottiglia di vino con un buon sorso dello stesso nella nostra bocca...
Edited 19 Mar. 2016 2:20
  • giannirsc
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19-03-16 07.22

Come dice Checco Zalone..."il jazz è come una puzzetta..piace a chi la fa.."
..e non ha tutti i torti..
  • CarloF
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19-03-16 11.07

Be' il jazz, un po come altri generi, tipo il prog o l'hard rock, spesso è frainteso e banalizzato.
Basta una cantante, o un pianista che faccia delle "svisate" che si vantano di fare jazz.
Sinceramente neanche io ho una risposta certa su cosa sia in effetti il jazz, ma credo forse una risposta univoca non ci sia in generale.
Alcuni aspetti "fondanti" però, ci sono che mi fanno "gridare" al jazz.
Le scale e le armonie, innanzitutto, lontane dall'impostazione pentatonica e dalle cadenze del blues e del rock.
Le dinamiche, per cui un tema musicale portante è sviscerato in tutti i colori
Il rapporto di scambio tra gli strumenti che si "palleggiano" i temi e i riff (chiamiamoli cosi, forse sarebbe piu giusto dire "ostinati")
Il suono, quasi sempre caldo e avvolgente, di impronta essenzialmente acustica (salvo poi le sperimentazioni "elettriche" e la successiva fusion)
La radice afroamericana, infine, come è stato detto, è innegabile, per non dire indispensabile, per dare calore e colore.
Forse sto parlando del jazz, o forse del jazz che piace a me, quello che ho da sempre ascoltato.
Giusto per chiarire le idee faccio qualche nome, che alcuni di voi conosceranno di sicuro: McCoy Tyner, Dave Brubeck, Oscar Peterson, Bill Evans
Edited 19 Mar. 2016 10:10
  • mima85
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19-03-16 12.54

"Quando non sai cos'è, allora è Jazz" (cit.) emo
  • Roberto_Forest
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19-03-16 13.09

Sicuramente le due cose più importanti che mi vengono in mente per descrivere il jazz sono improvvisazione e interplay. Poi la ritmica swing è importante, ma non fondamentale. Anche la ricchezza armonica lo distingue. Al di là della linea armonica di un pezzo intendo proprio l'uso completo dell'accordo in tutte le sue estensioni o alterazioni, cosa che in genere succede poco nel rock e nella classica.
E poi da non sottovalutare il ruolo fondamentale in questo genere dello strumento secondo me più potente ed espressivo di tutti: il sassofono, che ha caratterizzato questo genere.

E poi nessuno strumento è vincolato a pattern i giri fissi, c'è piena libertà d'espressione. Pensiamo alla batteria nel jazz e nel rock, sono due strumenti diversi praticamente. La libertà è l'interplay portano il genere ad avere molta varietà dinamica all'interno del pezzo, non come il rock che è sostanzialmente piatto o ragiona per parti.

  • anonimo

19-03-16 13.51

Cyrano ha scritto:
le intellettualizzazioni


Quindi dovrebbe farti cagare un buon 95% di quello che oggi si spaccia per jazz o per jazzista.

La fusion non esiste.
  • anonimo

19-03-16 14.18

@ anonimo
Cyrano ha scritto:
le intellettualizzazioni


Quindi dovrebbe farti cagare un buon 95% di quello che oggi si spaccia per jazz o per jazzista.

La fusion non esiste.
1) hai colto nel segno

2) hai colto nuovamente nel segno

emo
  • anonimo

19-03-16 14.27

@ Roberto_Forest
Sicuramente le due cose più importanti che mi vengono in mente per descrivere il jazz sono improvvisazione e interplay. Poi la ritmica swing è importante, ma non fondamentale. Anche la ricchezza armonica lo distingue. Al di là della linea armonica di un pezzo intendo proprio l'uso completo dell'accordo in tutte le sue estensioni o alterazioni, cosa che in genere succede poco nel rock e nella classica.
E poi da non sottovalutare il ruolo fondamentale in questo genere dello strumento secondo me più potente ed espressivo di tutti: il sassofono, che ha caratterizzato questo genere.

E poi nessuno strumento è vincolato a pattern i giri fissi, c'è piena libertà d'espressione. Pensiamo alla batteria nel jazz e nel rock, sono due strumenti diversi praticamente. La libertà è l'interplay portano il genere ad avere molta varietà dinamica all'interno del pezzo, non come il rock che è sostanzialmente piatto o ragiona per parti.

Ottime riflessioni

Aggiungerei che, insieme agli elementi "esteriori", sono importantissime le motivazioni e gli atteggiamenti interiori, sia del musicista singolo sia del "milieu jazzistico"

Non dimentichiamo che per decine di anni il jazz fu uno dei più importanti, ascoltati ed amati generi musicali negli USA

C'è da chiedersi cosa è cambiato...a mio avviso due cose

1) la sincerità espressiva dei jazzisti, che hanno barattato l'attualità (intesa come il farsi atto heideggeriano, quindi non legato ad un periodo storico ma ad atteggiamento dello spirito) con il post-modernismo

2) la sincerità ricettiva degli ascoltatori, scientemente rincoglioniti da un industria musicale che li spinge o verso l'ipersemplificazione e la banalità più grette di una musica di consumo appiattita sul nulla, o verso una farraginosa complicazione ed ibridazione di carattere intellettualistico, che parla molto per non dire niente
Edited 19 Mar. 2016 13:27
  • anonimo

19-03-16 14.38

Aggiungerei:

1) il suono...il suno jazzistico non è, a differenza del suono classico, il tendere costante ad un modello di perfezione timbrica ed espressiva standardizzata, sublimata, perfetta...anzi è il coltivare nella libertà più assoluta il proprio suono, personale, ribelle, unico...pensate alla differenza tra i cantanti lirici ed Armstrong, ray charles, billie holiday

2) il rapporto con l'universo armonico...un rapporto ardito, libero da regole imposte dall'esterno ma al contrario coraggiosamente teso all'esplorazione scanzonata dei rapporti più profondi tra la melodia ed il substrato armonico...ricerca che vuene dal di dentro, dall'esperienza e non da regole stese a tavolino...ricerca che procede senza paura degli errori (qualcuno sbagliò una nota, e nacque il jazz)...ricerca via via orizzontale, verticale, modale, atonale...
  • anonimo

19-03-16 14.43

Paradossalmente secondo uno come me, che di jazz ne ha sempre digerito poco (ma che è capace di andare fuori di testa per lo swing, il bebop, Chet Baker, Coltrane, i Tortoise, Davis - anche se non tutto - e tanti altri che al momento non ricordo) , è stata proprio l'astrazione e l'intellettualizzazione eccessiva di questo genere. Quando è uscito dalla componente principalmente emotiva per entrare in quella dei conservatori, della tecnica strumentale da esibire ai festival per addetti ai lavori. Non che l'astrazione e l'intellettualizzazione siano necessariamente un male, ma sono operazioni che vanno fatte seriamente e con umiltà. Quando la cosa si risolve in "esercizi per le dita" (quello che provo quando vedo i pezzi delle esibizioni dal vivo degli Snarky Puppy, che paiono andare forte qui) stiamo parlando del nulla.

Paradossalmente gli stessi caratteri di astrazione e intellettualizzazione sono quelli che hanno fatto la fortuna (qualitativa, non di vendite) di altri ambienti, nello specifico della techno.

Io quando parlo di musica che sfrangia i maroni mi riferisco a queste cose. Alla gente che fa il jazz nella sua stanzetta asettica e poi pensa di portare qualcosa in giro di interessante. Forse sarò romantico ma, al pari (non proprio al pari, ma passatemi il parallelismo) del blues è uno di quei generi in cui il musicista è la sua stessa musica e non si può mascherare l'assenza di personalità e di qualcosa da dire dietro alla tecnica strumentale. I risultati sono ridicoli, anche a fronte di un'esecuzione impeccabile. Ad esempio scommetto che non esistono ingegneri gestionali che siano bravi bluesman.

Per me il jazz è più o meno questa roba qui.
  • anonimo

19-03-16 14.51

Quello che tu chiami post modernismo, e immagino che tu ti riferisca al termine nel senso di ripresa/citazione/copia di stili del passato senza condivisione di contenuto e contesto (in italiano popolare "scimmiottamento"), meriterebbe pure una bella discussione separata.

È un cancro non solo del jazz ma di tantissima musica odierna, nonché il motivo principale alla base del mio odio feroce per l'indie, focolaio di ipocriti.
  • anonimo

19-03-16 20.30

@ anonimo
Paradossalmente secondo uno come me, che di jazz ne ha sempre digerito poco (ma che è capace di andare fuori di testa per lo swing, il bebop, Chet Baker, Coltrane, i Tortoise, Davis - anche se non tutto - e tanti altri che al momento non ricordo) , è stata proprio l'astrazione e l'intellettualizzazione eccessiva di questo genere. Quando è uscito dalla componente principalmente emotiva per entrare in quella dei conservatori, della tecnica strumentale da esibire ai festival per addetti ai lavori. Non che l'astrazione e l'intellettualizzazione siano necessariamente un male, ma sono operazioni che vanno fatte seriamente e con umiltà. Quando la cosa si risolve in "esercizi per le dita" (quello che provo quando vedo i pezzi delle esibizioni dal vivo degli Snarky Puppy, che paiono andare forte qui) stiamo parlando del nulla.

Paradossalmente gli stessi caratteri di astrazione e intellettualizzazione sono quelli che hanno fatto la fortuna (qualitativa, non di vendite) di altri ambienti, nello specifico della techno.

Io quando parlo di musica che sfrangia i maroni mi riferisco a queste cose. Alla gente che fa il jazz nella sua stanzetta asettica e poi pensa di portare qualcosa in giro di interessante. Forse sarò romantico ma, al pari (non proprio al pari, ma passatemi il parallelismo) del blues è uno di quei generi in cui il musicista è la sua stessa musica e non si può mascherare l'assenza di personalità e di qualcosa da dire dietro alla tecnica strumentale. I risultati sono ridicoli, anche a fronte di un'esecuzione impeccabile. Ad esempio scommetto che non esistono ingegneri gestionali che siano bravi bluesman.

Per me il jazz è più o meno questa roba qui.
Si, questo è jazz
  • anonimo

19-03-16 20.30

@ anonimo
Quello che tu chiami post modernismo, e immagino che tu ti riferisca al termine nel senso di ripresa/citazione/copia di stili del passato senza condivisione di contenuto e contesto (in italiano popolare "scimmiottamento"), meriterebbe pure una bella discussione separata.

È un cancro non solo del jazz ma di tantissima musica odierna, nonché il motivo principale alla base del mio odio feroce per l'indie, focolaio di ipocriti.
Quanto hai ragione!
  • ahivela
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20-03-16 02.30

Non saprei rispondere alla tua ambiziosa domanda (e non saprei nemmeno quantificarne l'utilita').
Pero' questo e' troppo spassoso (non so se e' stato gia passato):


  • ahivela
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20-03-16 02.34

NeverMind_User ha scritto:

Per me il jazz è più o meno questa roba qui.


Concordo. E' un insieme di "imperfezioni" che pero' danno un insieme, un suono, perfetto, di piu', lirico.
E questa e' magia, non e' inquadrabile nella sfera razionale.
Il lungo assolo di Chet, poi, un capolavoro, puro come il cristallo.
Edited 20 Mar. 2016 1:42
  • anonimo

20-03-16 12.16

@ ahivela
Non saprei rispondere alla tua ambiziosa domanda (e non saprei nemmeno quantificarne l'utilita').
Pero' questo e' troppo spassoso (non so se e' stato gia passato):


Carinissimaemo
  • Ofelio
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21-03-16 02.13

cos'è il jazz?
semplice: quello che piace suonare a me emo
  • Ofelio
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21-03-16 15.20

@ giannirsc
Come dice Checco Zalone..."il jazz è come una puzzetta..piace a chi la fa.."
..e non ha tutti i torti..
Beh certo, se lo dice Checco Zalone allora... emo
E comunque non è vero un tubo, il jazz piace a un'infinità di gente,
che poi per capire bisogna conoscere quindi se non conosci ignori > se ignori sei ignorante (almeno musicalmente) > se sei ignorante come puoi apprezzare qualcosa?
Ovviamente non è riferito a te ma in generale emo
  • anonimo

21-03-16 17.10

@ Ofelio
Beh certo, se lo dice Checco Zalone allora... emo
E comunque non è vero un tubo, il jazz piace a un'infinità di gente,
che poi per capire bisogna conoscere quindi se non conosci ignori > se ignori sei ignorante (almeno musicalmente) > se sei ignorante come puoi apprezzare qualcosa?
Ovviamente non è riferito a te ma in generale emo
La mia compagna, per esempio, conosceva ed ascoltava solo la più vieta e banale musica nazionalpopolare russa.

Con il.tempo, e con gli ascolti giusti, ora è in grado di apprezzare il jazz
  • mima85
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21-03-16 22.36

@ ahivela
Non saprei rispondere alla tua ambiziosa domanda (e non saprei nemmeno quantificarne l'utilita').
Pero' questo e' troppo spassoso (non so se e' stato gia passato):


Troppo simpatica emo