Ma cos’è questo jazz ?

  • Raptus
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11-05-21 11.51

@ markelly2
Raptus ha scritto:
Se la Jazz continuasse a puntare su questo filone forse potrebbe tornare alle masse.

Con la mentalità di oggi, sarebbe solo business, quindi nulla di peggio potrebbe capitare al jazz! (E in un certo qual modo sta già capitando).

Io sono convinto che è sempre il fruitore che deve impegnarsi per comprendere e apprezzare l'arte, non l'inverso. Altrimenti l'arte prodotta è mediocre, e il pubblico rimane ignorante.

PS. quel "la jazz" ogni volta che lo leggo mi fa sanguinare gli occhi emoemoemo
Ahahaha in effetti non so mai se mettere il jazz come genere o la jazz come "la musica" emoemoemoemo

Sul resto è sempre un eterno dibattito. A me piacerebbe che il/la jazz tornasse alle masse perché significherebbe un innalzamento della cultura media musicale della gente.
Esperimenti modaioli come la elettro-swing di Parov Stelar dimostrano che non è la musica il problema, è solo l'approccio verso di essa. Al Nice Jazz festival non si facevano problemi a mettere l'elettro-swing o i Massive Attack suddividendo le aree "classic" da quella "modern" e la gente stava folta sia in un padiglione che nell'altro.
  • giosanta
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11-05-21 21.54

markelly2 ha scritto:
Ti consiglio il libro "Jazz" di Arrigo Polillo, una bibbia del genere.

A me si aprì un mondo!

Anche a me. Mi unisco caldamente alla tua esortazione.
  • maxpiano69
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11-05-21 22.00

@ filigroove
Mi permetto un’osservazione. Finora avete parlato di jazz come genere, ma secondo la mia modesta opinione il jazz non è più un genere da moltissimo tempo. “Maestro, cos’è il jazz?” domandai e “È un modo di pensare” mi rispose.
Ecco perché è morto, ma non è morto. È morto come genere, ma non è morto nell’approccio del musicista al brano da suonare.
Vorrei spigarmi ancora meglio: quando Gillespie prende in esame la musica centroamericana, sta facendo quella o sta ancora facendo jazz? Quando Davis assorbe le sonorità del rock sta facendo rock? Getz con la Bossa? O Hancock col funk?
La mia chiave di lettura è che non stanno facendo jazz come genere (che del resto aveva assunto già moltissime forme ancora prima), ma il jazz inteso come approccio alla musica è ancora (fortemente) presente.
Se volete c’è un parallelo con il pop che non ha più anch’esso forme definite ma che “ruba” qua e là, nel suo caso per rendere la cosa fruibile a più persone possibili. Nel jazz invece l’intento è più esplorativo, talvolta sperimentale, talvolta semplicemente divertito e non dovrebbe mai essere ‘esercizio di stile’.
emoemo condivido da "Mi permetto" a "esercizio di stile" emo
  • delmas
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12-05-21 08.07

è una discussione interessante e volevo fare una considerazione "laterale". Riguarda le emozioni che una musica è in grado (o ha intenzione) di esprimere. La mia sensazione è che ci sono generi capaci di evocare con chiarezza un certo mood, allegro, triste, nostalgico o impetuoso che sia, mentre altre, come appunto il jazz, si muovono, a parte le dovute eccezioni, in modalità atarassica. Spesso ascoltando un brano mi sono chiesto quale emozione stesse esprimendo senza riuscire a rispondermi. Forse è questo che tiene lontano il jazz dal gusto popolare: il fatto che, alla fine, sembra solo ritmo. Come dire...una musica da intrattenimento ideale ma se cerco la colonna sonora al mio nuovo innamoramento (o alla mia ennesima delusione d'amore) cerco altro. Qualcosa magari meno sofisticata che riesca a risuonare con le mie corde emotive. Il jazz, a proposito di storia, nacque anche come accompagnamento funebre a due facce. La prima era quella che accompagnava il morto all'andata con ritmi lenti e (a mio avviso parodisticamente) colmi di sofferenza. La seconda faccia si manifestava al ritorno dove gli strumentisti davano vita ad un'orgia festante per esorcizzare il Grande Spavento. Ma non c'era in nessuno dei due casi un'elaborazione sentimentale. Adesione di facciata nella prima, fuga liberatoria nella seconda. Forse il blues (e tutto il fiume di rock che ne è sgorgato) era più vero, più legato ad una persona che si interrogava, pur se in maniera radicalmente semplice, sulle vicissitudini della vita.
  • paolo_b3
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12-05-21 11.34

@ delmas
è una discussione interessante e volevo fare una considerazione "laterale". Riguarda le emozioni che una musica è in grado (o ha intenzione) di esprimere. La mia sensazione è che ci sono generi capaci di evocare con chiarezza un certo mood, allegro, triste, nostalgico o impetuoso che sia, mentre altre, come appunto il jazz, si muovono, a parte le dovute eccezioni, in modalità atarassica. Spesso ascoltando un brano mi sono chiesto quale emozione stesse esprimendo senza riuscire a rispondermi. Forse è questo che tiene lontano il jazz dal gusto popolare: il fatto che, alla fine, sembra solo ritmo. Come dire...una musica da intrattenimento ideale ma se cerco la colonna sonora al mio nuovo innamoramento (o alla mia ennesima delusione d'amore) cerco altro. Qualcosa magari meno sofisticata che riesca a risuonare con le mie corde emotive. Il jazz, a proposito di storia, nacque anche come accompagnamento funebre a due facce. La prima era quella che accompagnava il morto all'andata con ritmi lenti e (a mio avviso parodisticamente) colmi di sofferenza. La seconda faccia si manifestava al ritorno dove gli strumentisti davano vita ad un'orgia festante per esorcizzare il Grande Spavento. Ma non c'era in nessuno dei due casi un'elaborazione sentimentale. Adesione di facciata nella prima, fuga liberatoria nella seconda. Forse il blues (e tutto il fiume di rock che ne è sgorgato) era più vero, più legato ad una persona che si interrogava, pur se in maniera radicalmente semplice, sulle vicissitudini della vita.
No, non sono d'accordo.
Considera che il Jazz non appartiene alla nostra cultura di Europei, ritengo che per cominciare ad apprezzarlo per noi sia necessario un "percorso di avvicinamento".
Ma se approfondisci vedrai che nella produzione Jazz c'è tutto, del resto come avrebbe potuto calcare la scena americana per mezzo secolo se come dici tu fosse sterile?
  • paolo_b3
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12-05-21 14.15

Si, ma oltre a fare delle chiacchiere, ascoltiamo anche qualcosa.
  • delmas
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12-05-21 15.33

paolo_b3 ha scritto:
come avrebbe potuto calcare la scena americana per mezzo secolo se come dici tu fosse sterile?

Mo non ho detto che è sterile! (che poi cosa vorrebbe dire? ) Ho detto che dal punto di vista emozionale non vi riconosco, con chiarezza, le emozioni espresse ed il loro sviluppo all'interno del fluire musicale. È una musica psicotica che, in questo senso, non riesce a comunicare (sto generalizzando, naturalmente) e dunque resta per addetti ai lavori. Usando un linguaggio differente... A Napoli si dice: 'o jazz è comm' 'o pirito. Piace a chi' o fa no a chi 'o sente...
  • paolo_b3
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12-05-21 15.43

Ho usato sterile al posto di "atarassico" ossia privo di emozioni.

delmas ha scritto:
A Napoli si dice: 'o jazz è comm' 'o pirito. Piace a chi' o fa no a chi 'o sente...

Ed infatti come ti dicevo non rientra nella nostra cultura. Anche se... Renato Carosone... era pure napoletano emoemoemo
  • Raptus
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12-05-21 16.13

@ paolo_b3
Ho usato sterile al posto di "atarassico" ossia privo di emozioni.

delmas ha scritto:
A Napoli si dice: 'o jazz è comm' 'o pirito. Piace a chi' o fa no a chi 'o sente...

Ed infatti come ti dicevo non rientra nella nostra cultura. Anche se... Renato Carosone... era pure napoletano emoemoemo
Per me state sempre parlando del Jazz dal BeBop in poi.

Nella prima era e fino allo Swing il senso era molto più chiaro, gli standard stessi esprimevano emozioni particolari e sono nati per esprimere cose ben definite (hanno pure un testo cantato).

E' dopo che si è perso di vista questo aspetto e si è dato libero sfogo alla sperimentazione e improvvisazione.

Il problema è che la prima cosa non può fare a meno dell'altra. Un jazzista ti può fare un solo di 20 min su un tema ma quel tema te lo deve fare sennò non catturerà mai l'attenzione della gente.
  • clouseau57
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12-05-21 16.29

@ paolo_b3
Ho usato sterile al posto di "atarassico" ossia privo di emozioni.

delmas ha scritto:
A Napoli si dice: 'o jazz è comm' 'o pirito. Piace a chi' o fa no a chi 'o sente...

Ed infatti come ti dicevo non rientra nella nostra cultura. Anche se... Renato Carosone... era pure napoletano emoemoemo
emoemoemoemo tutti gli orfizi sono uguali, solo quelli rotti non producono suoni..... emo
  • paolo_b3
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12-05-21 16.33

@ clouseau57
emoemoemoemo tutti gli orfizi sono uguali, solo quelli rotti non producono suoni..... emo
Maestro, il senso lor m'è duro!

(700 anniversario della morte del sommo...)

emo

emoemoemo
  • giosanta
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12-05-21 16.45

paolo_b3 ha scritto:
Ed infatti come ti dicevo non rientra nella nostra cultura. Anche se... Renato Carosone... era pure napoletano

Carissimo Paolo (dalla Lettera di...), su questo aspetto ho qualche riserva.
In realtà il Jazz, soprattutto come dice bene Raptus inteso a partire dal Bebop, ha avuto maggior seguito proprio in Europa, per svariati motivi anche extramusicali. E non parlo solo degli interpreti nati dalla nostra parte dell'Atlantico ma proprio degli autori ed interpreti Statunitensi. Per non dire delle sue derivazioni nate nel vecchio continente. Gli USA sono grandi e non sono solo New York o Los Angeles.
  • paolo_b3
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12-05-21 17.05

giosanta ha scritto:
Carissimo Paolo (dalla Lettera di...),

Ti ringrazio per aver troncato prima del "titolo", che non mi si addice proprio emoemoemo

Per me la musica rientra nella cultura di un popolo quando questo vi si immerge. Tipo che te la canticchi mentre ti fai la barba. O la mamma che la canta al figlio per farlo addormentare. Accendi la radio e sta passando un brano di quella musica.
Il Jazz è stato ed è senza dubbio molto potente, ha creato proseliti in tutti i continenti, ma tolti gli Stati Uniti fra il 1900 ed il 1950 il resto secondo me è nicchia.
Si è vero, la Francia è il paese Europeo che ha maggior tradizione Jazzistica, ma nemmeno loro la possono considerare parte integrante della loro cultura. Secondo me.

emoemoemo
  • giosanta
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12-05-21 17.21

paolo_b3 ha scritto:
Ti ringrazio per aver troncato prima del "titolo", che non mi si addice proprio

Non a caso, figurati...emo
paolo_b3 ha scritto:
Per me la musica rientra nella cultura di un popolo quando questo vi si immerge...

Qui s'innescherebbe una discussione enciclopedica... mi limito a dire che se le cose stanno cosi, pur senza saperlo, evidentemente alla luce dei miei gusti, di cio che mi emoziona ecc. non sono ne italiano ne napoletano... emo
  • paolo_b3
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12-05-21 17.56

giosanta ha scritto:
Qui s'innescherebbe una discussione enciclopedica... mi limito a dire che se le cose stanno cosi, pur senza saperlo, evidentemente alla luce dei miei gusti, di cio che mi emoziona ecc. non sono ne italiano ne napoletano...

Nel tuo caso invece la stoppo, perchè certe discussioni le faccio solo con Markelly emo Scusa Markelly!!!emo
Scherzi a parte, forse ho difettato di comprensibilità. Il fatto che non appartenga alla nostra cultura è una questione di numeri. Anche io apprezzo il Jazz ed ho la presunzione di credere di saper cogliere le emozioni che i Jazzisti trasmettono. A parte il free, li sono ancora un po' indietro...
Ma quanti siamo in Europa? Ahinoi caro amico, qua la maggioranza ascolta altre cose.
C'è stato un momento in cui il jazz ha avuto un periodo di splendore, almeno qua dalle mie parti, tra il 1985 ed il 1995 circa, quando si facevano festival, tipo Ravenna Jazz, Jazz at the Rock ad Imola, con nomi del calibro di Pat Metheny, Chick Corea, Mike Stern e Bob Berg, Joe Zawinul (con i Syndacate), che facevano il tutto esaurito, poi almeno qua è tutto finito.
E poi ti dirò: sai quanta gente ho visto uscire dopo mezz'ora di concerto?
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12-05-21 19.41

@ paolo_b3
giosanta ha scritto:
Qui s'innescherebbe una discussione enciclopedica... mi limito a dire che se le cose stanno cosi, pur senza saperlo, evidentemente alla luce dei miei gusti, di cio che mi emoziona ecc. non sono ne italiano ne napoletano...

Nel tuo caso invece la stoppo, perchè certe discussioni le faccio solo con Markelly emo Scusa Markelly!!!emo
Scherzi a parte, forse ho difettato di comprensibilità. Il fatto che non appartenga alla nostra cultura è una questione di numeri. Anche io apprezzo il Jazz ed ho la presunzione di credere di saper cogliere le emozioni che i Jazzisti trasmettono. A parte il free, li sono ancora un po' indietro...
Ma quanti siamo in Europa? Ahinoi caro amico, qua la maggioranza ascolta altre cose.
C'è stato un momento in cui il jazz ha avuto un periodo di splendore, almeno qua dalle mie parti, tra il 1985 ed il 1995 circa, quando si facevano festival, tipo Ravenna Jazz, Jazz at the Rock ad Imola, con nomi del calibro di Pat Metheny, Chick Corea, Mike Stern e Bob Berg, Joe Zawinul (con i Syndacate), che facevano il tutto esaurito, poi almeno qua è tutto finito.
E poi ti dirò: sai quanta gente ho visto uscire dopo mezz'ora di concerto?
Io invece ho un rapporto a due facce col jazz. Come strimpellatore di pianoforte mi sento in dovere di impararne la teoria e tutte le sue innegabilmente ampie possibilità espressive. Come ascoltatore semplicemente dopo un pò crollo e non lo reggo. Una volta a un concerto di un famoso chitarrista jazz mi fecero notare che stavo russando (fortuna che ero nelle retrovie). emo
  • paolo_b3
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12-05-21 19.52

Kent83 ha scritto:
Una volta a un concerto di un famoso chitarrista jazz mi fecero notare che stavo russando (fortuna che ero nelle retrovie).

emoemoemo
A me è capitato a vedere Ran di Akira Kurosawa.
  • violino999
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12-05-21 21.04

@ paolo_b3
Kent83 ha scritto:
Una volta a un concerto di un famoso chitarrista jazz mi fecero notare che stavo russando (fortuna che ero nelle retrovie).

emoemoemo
A me è capitato a vedere Ran di Akira Kurosawa.
Anni fa, ho avuto modo di vedere un concerto di Enrico Rava e il suo gruppo. Tutti i musicisti erano italiani, e conosciuti nell 'ambiente, addirittura il trombonista Petrella ha vinto il premio, come miglior strumentista dell' anno, a livello mondiale. Nonostante le premesse, il concerto è stato molto difficile da seguire e digerire, anche se sono un appassionato e pessimo esecutore di standard jazz. Come bis eseguirono 'Besame mucho' e fu il pezzo più applaudito dal pubblico, perché conosciuto dalla gran parte degli spettatori . È difficile stabilire il confine tra libertà artistica e apertura verso il pubblico, ma se non ci si pone questo problema, sicuramente i partecipanti ai concerti jazz saranno sempre non molto numerosi, perlomeno in Italia
  • anonimo
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12-05-21 22.04

@ violino999
Anni fa, ho avuto modo di vedere un concerto di Enrico Rava e il suo gruppo. Tutti i musicisti erano italiani, e conosciuti nell 'ambiente, addirittura il trombonista Petrella ha vinto il premio, come miglior strumentista dell' anno, a livello mondiale. Nonostante le premesse, il concerto è stato molto difficile da seguire e digerire, anche se sono un appassionato e pessimo esecutore di standard jazz. Come bis eseguirono 'Besame mucho' e fu il pezzo più applaudito dal pubblico, perché conosciuto dalla gran parte degli spettatori . È difficile stabilire il confine tra libertà artistica e apertura verso il pubblico, ma se non ci si pone questo problema, sicuramente i partecipanti ai concerti jazz saranno sempre non molto numerosi, perlomeno in Italia
Un'altra volta andai a sentire un gruppo che rivisitava Jimi Hendrix in chiave jazz. C'era pubblico, a occhio più persone (tra cui io) che volevano sentire Hendrix in salsa jazz, quindi diciamo più rock.
Suonavano bene, ineccepibile, gli accenni alle sue canzoni pure, mood molto liscio e rilassato.
Sarà stato il fresco, il teatro, l'inverno, quello che vuoi, ma si sentiva un'atmosfera incredibilmente glaciale, freddissima. Lo sentivamo noi dal pubblico e i musicisti pure, tanto che ho la netta impressione che tagliarono la scaletta annunciando l'ultimo pezzo in largo anticipo; appena finito, in trenta secondi liberarono il palco alla svelta e il pubblico era letteralmente fuggito dalla sala. Una cosa terribile e avvilente.
Mi chiedo allora se non fossero bravi abbastanza loro o se proprio quel tipo di musica ha difficoltà nel comunicare.
  • pentatonic
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12-05-21 23.28

spesso il jazz viene approcciato come la musica classica: con rigore, ordine e disciplina.
Peccato che sia stato inventato e sviluppato da gente che dormiva pochissimo, imbottita di alcool, coca e eroina, che passava ore ed ore a suonare.

Le droghe sono veleno, ma lo spirito con cui è nato il be bop è anni luce da certe cose che si sentono in Italia da vent'anni in qua.
Come i poeti arcadici di due/tre secoli fa.