Sanremo 2021: cosa c'è da salvare?

1paolo 12-03-21 14.33
@ markelly2
Quindi tutto il lavoro di Giampiero Reverberi, Nicola Piovani e Massimo Bubola nei precedenti album di De André era musicalmente insignificante emo

PS: De André ha iniziato a farsi conoscere nel 67, quando Mina ha coverizzato la sua Canzone di Marinella. L'album dal vivo con la PFM è del 79!
no, sto parlando dell'arrangiamento dei pezzi che, evidentemente, erano di per se ben composti anche a livello musicale ma risultavano un po' troppo "intimisti". Con la "pacca" sonora della Pfm hanno raggiunto il grande pubblico.
Del resto, a parti invertite, la Pfm è ricordata soprattutto per "Impressioni di settembre", pezzo che ha un testo scritto da Mogol..
divicos 12-03-21 14.45
markelly2 ha scritto:
Quindi tutto il lavoro di Giampiero Reverberi, Nicola Piovani e Massimo Bubola nei precedenti album di De André era musicalmente insignificante emo

PS: De André ha iniziato a farsi conoscere nel 67, quando Mina ha coverizzato la sua Canzone di Marinella. L'album dal vivo con la PFM è del 79!


Dove ho mai scritto "musicalmente insignificante"?? Era un'altra cosa, però, rispetto alla strada intrapresa poi.

Ha ben risposto Paolo:
1paolo ha scritto:
no, sto parlando dell'arrangiamento dei pezzi che, evidentemente, erano di per se ben composti anche a livello musicale ma risultavano un po' troppo "intimisti". Con la "pacca" sonora della Pfm hanno raggiunto il grande pubblico.
Del resto, a parti invertite, la Pfm è ricordata soprattutto per "Impressioni di settembre", pezzo che ha un testo scritto da Mogol..


PPS. "La buona novella" è del '70, e Mussida, Premoli, Di Cioccio, Piazza e Pagani ci sono tutti.. emo

PPPS: in ogni caso virando su De Andre' il discorso da cui sono partito si è un pò perso.. Può valere come esempio di come grandi musicisti e grandi parolieri abbiano trovato INSIEME una formula vincente, ma quando parlavo del testo come unico scopo e del cantautorato musicalmente povero non avevo di certo lui in mente.. Piuttosto Guccini, che ho citato subito dopo.

E comunque ci siamo allontanati tantissimo dal topic, come al solito..emo
markelly2 12-03-21 21.05
divicos ha scritto:
Dove ho mai scritto "musicalmente insignificante"?? Era un'altra cosa, però, rispetto alla strada intrapresa poi.

Si evinceva dal tuo discorso, scusa se ho frainteso. Comunque, è normale che prima fosse un'altra cosa, successivamente i tempi e l'artista stesso sono maturati.

divicos ha scritto:
PPS. "La buona novella" è del '70, e Mussida, Premoli, Di Cioccio, Piazza e Pagani ci sono tutti

Ma Paolo si riferiva al concerto dal vivo, e lì io mi sono allacciato.

emo
bluesboy 14-03-21 00.21
MicTastiera ha scritto:
Tranquillo Spectrum, le tue (nostre) tasche sono salve.

Bilancio 2020 (consuntivo): spesi 18 mil di euro, ricavati 37 mil di euro, utile quindi di 19 mil di euro (pari al 106% dei costi!!)
Bilancio 2021 (preventivo): spesi 17,4 mil di euro, ricavi stimati sui 27 mil di euro, per un utile di 9,6 mil di euro (pari "solo" al 55% dei costi).

Quest'anno l'utile si prevede in netto calo rispetto all'anno precedente, ma comunque cospicuo.


Meno male che qualcuno lo ha specificato......... altrimenti passava (come al solito) un concetto inesatto riguardo ai soldi ed alla relativi incidenza sulla collettività.


anonimo 14-03-21 01.22
@ bluesboy
MicTastiera ha scritto:
Tranquillo Spectrum, le tue (nostre) tasche sono salve.

Bilancio 2020 (consuntivo): spesi 18 mil di euro, ricavati 37 mil di euro, utile quindi di 19 mil di euro (pari al 106% dei costi!!)
Bilancio 2021 (preventivo): spesi 17,4 mil di euro, ricavi stimati sui 27 mil di euro, per un utile di 9,6 mil di euro (pari "solo" al 55% dei costi).

Quest'anno l'utile si prevede in netto calo rispetto all'anno precedente, ma comunque cospicuo.


Meno male che qualcuno lo ha specificato......... altrimenti passava (come al solito) un concetto inesatto riguardo ai soldi ed alla relativi incidenza sulla collettività.


Due appunti:
1) il fine di un ente pubblico non è il profitto ma la qualità del servizio erogato. Riguardo alla contabilità, si tiene di conto il pareggio di bilancio o una perdita nei limiti consentiti dalla legge.
2) la rai ha un debito enorme, accumulato in decenni di scelte manageriali e politiche scellerate, sui cui colpevoli non è mai stata fatta luce. Pertanto è inevitabile che i profitti vadano a rimpinguare il debito, a scapito della qualità del servizio.

In questo meccanismo, secondo te chi ci rimette?
bluesboy 14-03-21 15.37
morgan74 ha scritto:
A voi l'ardua sentenza...


Visto che gli altri posti sono già tutti occupati, mi siedo dalla parte del torto.
Per cui comincio col dire che a me Sanremo non da (né ha mai dato) alcun fastidio perché l’ho sempre visto come un grande show musicale nostano e mainstream di stampo prevalentemente televisivo ….e come tale, suscettibile di essere riempito (fin troppo) anche di amenità avulse dallo stretto contesto delle esibizioni canore.
Quest’anno, complice la situazione generale, gli organizzatori hanno dato al festival un’impronta autartica (niente ospiti stranieri) e non prettamente convenzionale.
Certamente si può discutere su ciò che si vuole, della bontà o meno di questi nuovi interpreti, dell’abbondante uso dell’autotune ecc..ecc… ma un dato è per me interessante: Pare infatti che Sanremo sia stato molto seguito dai giovani e giovanissimi…e questo è un elemento non trascurabile, in completa controtendenza rispetto a quanto succedeva anni addietro.
E questo mi spinge anche ad un’altra riflessione:
Personalmente non ho mai attribuito al festival dei fiori il ruolo di specchio unico della realtà musicale italiana……ci mancherebbe! Ma a differenza di molti (quelli che siedono dalla parte della ragione) mi son sempre ben guardato da considerarlo una sorta di “feticcio- nazional popolare ignorante” da citare sempre in senso spregiativo, in modo da poter così affermare indirettamente il proprio status di cultura superiore che si erge e si diversifica dal popolo bue.
E questa ingiustificata “spocchia” mi ha sempre infastidito da trent’anni a questa parte……perché non si tratta solo di affermare una legittima opinione (il festival può – legittimamente – non piacere) ma della pretesa snob e paternalista di elevarsi unilateralmente sul piedistallo di detentori esclusivi della cultura (incuranti del tempo che passa) e di dispensatori di conoscenza da sbattere in faccia ai tapini (magari giovanissimi), rei di avere gusti mainstream oppure di ascoltare musica senza originalità…..perche certe cose le facevano già i Beatles oppure qualcuno negli anni ’70.
E questa filastrocca l’ho sempre sentita ripetere non solo al bar ma anche da critici, giornalisti di settore, star affermate ma anche, con particolare veemenza, da musicisti appartenenti a generi di nicchia (che disprezzano ma farebbero carte false per partecipare a Sanremo).
Questa corrente di pensiero divisiva (i buoni e colti da una parte le capre dall’altra) che peraltro non ha riguardato solo la musica ma anche ampi contesti della società, della letteratura oltre che della politica, proprio in ragione della sua natura snob-esclusivista, ha anch’essa contribuito -per rigetto- all’affermarsi via via dell’opposto.
E anche sul (giusto) richiamo alla cultura musicale ed alla poca presenza nelle reti televisive generaliste beh..ci sarebbe molto da dire.
Per esempio si potrebbe dire che certi imput, affinchè abbiano una certa attenzione, dovrebbero giocoforza venire da chi ha grande seguito e conseguentemente autorevole voce al riguardo….ad esempio i big della canzone italiana che riempiono gli stadi…
Tante chiacchere ipocrite su questo momento di pandemia …..ma iniziative concrete in tal senso zero.
Non voglio fare il demagogo da quattro soldi…per carità, però a prescindere dal fatto che anche molti dei top nostrani che hanno molto seguito, a ben vedere, qualcosina lo devono anche al festival sebbene nello svolgimento della loro carriera hanno fatto finta di dimenticarselo quest’anno poteva per certi versi essere un occasione per superare certi steccati precostituiti e contribuire in qualche modo.
Niente. Tutti dileguati.
Che è legittimo eh! Però……
bluesboy 14-03-21 15.38
bluesboy ha scritto:
Che è legittimo eh! Però……


Io sono nato nei primissimi anni settanta per cui sebbene la mia formazione musicale si sia basata in gran parte nella musica anglofona made in USA/UK, ho imparato per mia tendenza e curiosità ad ascoltare musica dei generi più disparati senza preclusioni preconcette, riservandomi naturalmente i miei gusti, come è giusto che sia.
E credo anche che “popolare” di per sé non significhi per forza musica-spazzatura.
Eppure anche adesso mi capita di conversare con gente di 60/70 anni che continua a fare paragoni con epoche passate ed esprimere opinioni tranchant su quel disco o su quel tale artista, adducendo motivazioni “filosofico-culturali” (ed oserei dire talvolta politiche) che in alcuni casi sono pure giuste intendiamoci……ma non tutte e non sempre.
Gli anni 70 ad es. ci hanno lasciato grandi, grandissimi artisti…..ma anche tanto retaggio che sarebbe ora di guardare con occhio un po’ più distaccato, separando cioè la musica (e lo spettacolo) da altri significati perché ad es. tanta della cosidetta “alternativa” e“musica ribelle” era in realtà una “moda” e come tale redditizia, soprattutto per le major americane che sostenevano i grandissimi artisti dell’epoca “peace&love” (che a Woodstock e all’Isola di Wight ci sono andati dietro cospicui compensi perché, in caso contrario, le loro chitarre non si sarebbero accordate).
Un esempio che mi viene in mente al volo: “Supernatural” di Santana……. un disco che è stato massacrato dalla critica musicale “illumiata” tacciato di regressione commerciale (brrrr ….) e pacchiana.
Se quel disco fosse uscito nel 1975 ora gli stessi critici parlerebbero di “pietra miliare” nella storia della musica.
Anche questo (forse) dovrebbe far riflettere.

markelly2 14-03-21 18.02
bluesboy ha scritto:
Un esempio che mi viene in mente al volo: “Supernatural” di Santana……. un disco che è stato massacrato dalla critica musicale “illumiata” tacciato di regressione commerciale (brrrr ….) e pacchiana.
Se quel disco fosse uscito nel 1975 ora gli stessi critici parlerebbero di “pietra miliare” nella storia della musica.
Anche questo (forse) dovrebbe far riflettere.


Io credo che quei critici non hanno parlato di Supernatural come pietra miliare per i seguenti motivi:

1- I primi album di Santana erano sorprendenti perché mischiava il rock e la psichedelia ai ritmi latini, mentre questo non aveva la stessa spinta di innovazione.
2- Supernatural è più una union ben congegnata di talenti.
3- I brani passano facilmente in radio, più che musica è musak, molto piacevole ma certo non si può gridare al miracolo, considerando l'epoca in cui è uscito.
4- proprio il fatto che non sia stato edito nel 75, ma nel 99, ne decreta giocoforza il minor impatto.

Detto ciò, avercene di dischi così!
emo
MiLord 14-03-21 19.12
morgan74 ha scritto:
Sanremo 2021: cosa c'è da salvare?

Le orecchie emo
d_phatt 14-03-21 20.00
@ MiLord
morgan74 ha scritto:
Sanremo 2021: cosa c'è da salvare?

Le orecchie emo
emoemoemo
bluesboy 14-03-21 22.47
Spectrum ha scritto:
Due appunti:
1) il fine di un ente pubblico non è il profitto ma la qualità del servizio erogato. Riguardo alla contabilità, si tiene di conto il pareggio di bilancio o una perdita nei limiti consentiti dalla legge.
2) la rai ha un debito enorme, accumulato in decenni di scelte manageriali e politiche scellerate, sui cui colpevoli non è mai stata fatta luce. Pertanto è inevitabile che i profitti vadano a rimpinguare il debito, a scapito della qualità del servizio.

In questo meccanismo, secondo te chi ci rimette?


Posso essere d'accordo con te. Sulle scelte manageriali citofonare alla politica (di tutti i partiti di tutte le epoche, destra, centro e sinistra) che la Rai se la sono spartita senza tanti complimenti.
Ma non è che tali personaggi politici (o nominati dalla politica) son piovuti da Marte. Sono stati votati. E, ripeto, generalmente si son comportati tutti alla stessa maniera.... con un pizzico di ipocrisia in più da parte di qualcuno (vedi mio post sopra)...ma lasciamo stare.
Tuttavia, siccome la politica (in generale) la conosco bene, ribadisco che per sperare di poter ottenere una qualche programmazione più culturale come auspichi, è indispensabile una forte spinta in tal senso (anche) da parte di quel mondo musicale che muove grande seguito e grandi numeri.
Te la vedi questa "spinta". Io no.
Poi ci sarebbe da intendersi cosa si intende per "cultura musicale"....(anche qui vedi mio post precedente).
Supponiamo che per una settimana ti sia dato l'incarico di direttore di rete con un buon budget, tu quali programmi metteresti concretamente in pratica per promuovere la cultura musicale in modo che arrivi ad un pubblico generalista di vasta scala?
Sul finire degli anni '80, Arbore promosse un programma pomeridiano che si chiamava "DOC" dove si esibivano artisti - dal vivo - (siamo negli anni 80! il regno del playback)...artisti sia conosciuti al grande pubblico che non (mi ricordo ad es. Dr. John).
I tempi non erano maturi. Chissà se oggi, con le dovute differenze di epoca, potrebbero anche esserlo....
bluesboy 14-03-21 23.22
markelly2 ha scritto:
1- I primi album di Santana erano sorprendenti perché mischiava il rock e la psichedelia ai ritmi latini, mentre questo non aveva la stessa spinta di innovazione.


Erano altri tempi......e per quanto riguarda gli stili musicali, visti con la consapevolezza di oggi ...beh, per certi versi potrebbe valere la primaria legge della fisica: nulla si crea né si distrugge ma si trasforma......perché nelle varie epoche IMHO le vere innovazioni sono state perlopiù "tecniche" (dalla nascita del microfono in poi).

markelly2 ha scritto:
2- Supernatural è più una union ben congegnata di talenti.


Questo per me è un pregio. Non so per te.

markelly2 ha scritto:

3- I brani passano facilmente in radio, più che musica è musak, molto piacevole ma certo non si può gridare al miracolo, considerando l'epoca in cui è uscito.


Chiamala come vuoi ma nessuno ha parlato di miracolo.
E il fatto che i brani di Supernatural venissero inseriti nelle programmazioni mainstream radiofoniche è un ulteriore punto a favore.
Perché esiste in questo mondo anche la possibilità di fare cose dignitose che arrivano al grande pubblico. Franco Battiato (per dire) ne è un esempio.

markelly2 ha scritto:
4- proprio il fatto che non sia stato edito nel 75, ma nel 99, ne decreta giocoforza il minor impatto.


Ho capito cosa vuoi dire .....non ha avuto un forte impatto in quanto "non innovativo" (vedi sopra) .....ma questo non giustifica comunque la feroce critica che io ricordo. Critica che, ribadisco, ha stroncato bei dischi sull'altare dei Beatles e/o dei gruppi anni 70 che già facevano le stesse cose. E non è sempre stato vero.
Potrei andare avanti e fare altri esempi ma mi fermo.

markelly2 ha scritto:
Detto ciò, avercene di dischi così!

emo
anonimo 15-03-21 00.14
@ bluesboy
Spectrum ha scritto:
Due appunti:
1) il fine di un ente pubblico non è il profitto ma la qualità del servizio erogato. Riguardo alla contabilità, si tiene di conto il pareggio di bilancio o una perdita nei limiti consentiti dalla legge.
2) la rai ha un debito enorme, accumulato in decenni di scelte manageriali e politiche scellerate, sui cui colpevoli non è mai stata fatta luce. Pertanto è inevitabile che i profitti vadano a rimpinguare il debito, a scapito della qualità del servizio.

In questo meccanismo, secondo te chi ci rimette?


Posso essere d'accordo con te. Sulle scelte manageriali citofonare alla politica (di tutti i partiti di tutte le epoche, destra, centro e sinistra) che la Rai se la sono spartita senza tanti complimenti.
Ma non è che tali personaggi politici (o nominati dalla politica) son piovuti da Marte. Sono stati votati. E, ripeto, generalmente si son comportati tutti alla stessa maniera.... con un pizzico di ipocrisia in più da parte di qualcuno (vedi mio post sopra)...ma lasciamo stare.
Tuttavia, siccome la politica (in generale) la conosco bene, ribadisco che per sperare di poter ottenere una qualche programmazione più culturale come auspichi, è indispensabile una forte spinta in tal senso (anche) da parte di quel mondo musicale che muove grande seguito e grandi numeri.
Te la vedi questa "spinta". Io no.
Poi ci sarebbe da intendersi cosa si intende per "cultura musicale"....(anche qui vedi mio post precedente).
Supponiamo che per una settimana ti sia dato l'incarico di direttore di rete con un buon budget, tu quali programmi metteresti concretamente in pratica per promuovere la cultura musicale in modo che arrivi ad un pubblico generalista di vasta scala?
Sul finire degli anni '80, Arbore promosse un programma pomeridiano che si chiamava "DOC" dove si esibivano artisti - dal vivo - (siamo negli anni 80! il regno del playback)...artisti sia conosciuti al grande pubblico che non (mi ricordo ad es. Dr. John).
I tempi non erano maturi. Chissà se oggi, con le dovute differenze di epoca, potrebbero anche esserlo....
Caro collega forumer, permettimi di dissentire dal tuo intervento precedente. Se c'è qualcosa di spocchioso nel panorama musicale italiano, questo è proprio il Festival di Sanremo. Lasciando da parte le edizioni memorabili dei primi decenni, in cui l'evento poteva avere una ragion d'essere, in epoca successiva ha mostrato una involuzione, arroccandosi su un'autoreferenzialità e un regime monopolistico senza eguali; negando la possibilità alle nuove leve - escluse a priori, invise alle major - un evento pubblico alternativo che fungesse da contraltare e contraddittorio. Negli anni 80 nel nostro paese germogliavano nuove realtà musicali e di costume - penso al rock, alla new wave, a band che autogestendosi riempivano i palasport e i teatri tenda nelle tournée -, ignorati dalle varie Maionchi forse troppo impegnate a cercare nuove Caselli... a Sanremo, dicevo, certe novità erano non solo escluse ma addirittura sommessamente derise, con la spocchia di chi possedeva il monopolio della musica pop nazionale. L'involuzione provocava poi disastri a partire dagli anni 90 con i cachet da capogiro per autori, vallette, presentatori e star d'oltralpe nel tentativo di tenere alto lo share (ma l'unica cifra che saliva era alla voce debiti)... e giungiamo al nuovo millennio, ai giorni nostri: con l'avvento dei talent e delle possibilità offerte dal web , gli autori si vedono costretti a cambiare strategia cannibalizzando ciò che proviene dai suddetti canali. Due piccioni con una fava: share e profitti. Beh, se permetti una gestione così elementare riuscirebbe anche a noi che siamo qui a leggerci. La Rai non dovrebbe scimmiottare Mediaset, anche se - notando la transumanza di certi soggetti da una parte all' altra - ormai il confine tra le due entità sembra alquanto labile.
Tornando al festival: nonostante le inevitabili aperture al compromesso, l'impianto di base è rimasto lo stesso (pubblico elegante delle "grandi occasioni", orchestra, gossip, etc.). Eh! Mica vorrai scontentare la frazione più conservatrice degli autori...i duri e puri.
Ribadisco la mia opinione: è e resta un evento conservativo/conservatore, imbruttito dalla presenza di vari tamarri (dura lex, sed lex...).
Unica nota positiva, l'eventuale comparsa di nuovi talenti. Ma, appunto, una comparsa.... estratta dalla ruota dei talent o delle view milionarie. Quindi, niente da scoprire né da premiare: è il festival del copia/incolla.
bluesboy 17-03-21 21.36
Spectrum ha scritto:
Caro collega forumer, permettimi di dissentire dal tuo intervento precedente.



Ti ringrazio dell’attenzione Spectrum.
Ben venga il tuo sincero dissentire. I forum servono (anche) a questo.
Il tuo post lambisce tanti di quei concetti che ci vorrebbe un mese solo per sviscerarli con un minimo di approfondimento……soprattutto sulla realtà giovanile odierna fatta di web e di social.
Una cosa però la posso dire subito: parlando di certe realtà musicali, trovo che – a grandi linee – tu confonda l’effetto con la causa.

Giusto per capire, siccome dalla nuova ondata musicale che tu indichi c’è anche qualcuno che partendo dalla cantina è arrivato al grande pubblico, chi sarebbero precisamente gli artisti cui festival monopolista/conservatore (democristiano?) ha di fatto negato un altrimenti certo successo nazionalapopolare? Chi sarebbero queste nuove leve anni ’80 escluse a priori perché invise dalle major?

Parliamoci chiaro, in questa discussione Sanremo è in realtà un pretesto…stiamo parlando principalmente di un grande show televisivo, di un evento che muove sì molti interessi tant’è che viene fatto da oltre 70 anni e anche per questo, insisto, se proprio vogliamo trovare attinenti defaillance e perdite nel bilancio Rai, credo che le si debba cercare in altri capitoli e situazioni. Che poi la Rai dovrebbe fare anche altro ed in una certa maniera, siamo d’accordo. Al riguardo mi sono già espresso e comunque non è questo il punto.
Mi citi le case discografiche …ecco, qui siamo un po’ più a fuoco:
Senti Spectrum, tutto si può dire dei grossi discografici tranne che non abbiano sempre saputo fare affari….businness as usual….con il cinismo calvinista di chi non solo cavalca le mode ma le crea ad arte…...anche quelle “scandalose” o apparentemente tali.
Basta che funzioni.
Col primo disco si rimette, con il secondo si va pari, dal terzo si comincia a guadagnare……..altrimenti out.
E credo che alla fine sia sempre stato così…..anche nei famosi anni ’70 tanto cari agli “imparati” di cui ai miei post precedenti….che per inciso, si dimenticano sempre di dire che nei seventies non c’erano solo i cantautori “impegnati” il rock e la progressive…c’erano ad es. anche i Baglioni, i Branduardi, la disco music, i cugini di campagna, i Matia Bazar ecc…ecc…anche Roul Casadei da poco passato a miglior vita …ed anche un certo Lucio Battisti accusato di essere un “fascista” perché non faceva canzoni impegnate e non era dichiaratamente schierato, come in tanti pretendevano.
Questo per dire che il “grande pubblico”, a cui tutti più o meno esplicitamente mirano, era (ed è) assai più variegato rispetto ad una certa narrazione. La cosa può legittimamente non piacere ma è così.
Ritornando agli anni 80 beh, mi viene in mente Vasco Rossi e la feroce campagna di stampa avversa che caratterizzò la sua apparizione a Sanremo. Di certo il personaggio non era in linea con il perbenismo ipocrita dei sepolcri imbiancati.
Qualcuno però lo ha “scoperto” e ce lo ha mandato …e quel qualcuno se ne è sbattuto altamente delle polemiche che ha interpretato non come un danno ma anzi, ha perfettamente capito che la cosa faceva gioco….altro che duri e puri.
Poi il resto l’ha fatto il talento (e io non sono propriamente un fan di Vasco) non le chiacchere o il vittimismo di quelli per cui la colpa è sempre degli altri che non capiscono la vera arte.
Mi sembra che il tempo abbia emesso la sua sentenza al riguardo.
Parlo naturalmente in generale...ma a me sono sempre piaciuti quelli che quando qualcosa non va in primis fanno autocritica e dopo si va a vedere il resto.

bluesboy 17-03-21 21.41
Spectrum ha scritto:
Negli anni 80 nel nostro paese germogliavano nuove realtà musicali e di costume - penso al rock, alla new wave,


Gli anni ’80 sono stati un decennio in cui alcune mode si sono affacciate e poi improvvisamente si sono volatilizzate…tra queste la new wawe il cui panorama italiano è stato caratterizzato da tante cose interessanti ma IMHO non solo e non tutte.
C’era un grande fervore indubbiamente non solo musicale ma anche di arte grafica e video, un fervore “artigianale” sorprendente che fai bene a ricordare e valorizzare, lo dico senza ironia……ma era una nicchia e, vista con gli occhi di adesso, era anch’essa una moda.
Quanto è durata davvero come fenomeno compessivo? 5/6 anni?
Questo lo dico non per sminuire, sia chiaro.
Mi parli della mancanza di un evento pubblico alternativo di “contraltare e contraddittorio” ……ma il mondo delle major purtroppo non è una comune, una riunione di condominio o un’assemblea di partito dove c’è il “dibattito” (a proposito di dura lex sed lex)
Qualcuno è via via passato ad un’attenzione più vasta (e magari non gli è parso vero):Un esempio per tutti :I Litfiba.
Ma visto che mi parli di tamarri diciamo anche che nella new wave italiana io ci ho sempre visto tanta improvvisazione e un bel po’ di scimmiottamento di qualcosa che veniva dalla Germania, dall’Inghilterra o da oltre oceano…e allora benissimo le etichette indipendenti perché le major inglesi/americane (da sempre) avendo gli originali, delle copie non sanno che farsene.
Dal punto di vista dell’originalità, rimanendo nell’artigianato musicale, a ben vedere avrebbero addirittura più credito i “tamarri” della dance all’italiana. Perché a prescindere dai gusti, loro sì che hanno davvero creato un genere conosciuto in tutta Europa ed ancora adesso indicato come “brand”, la Italo-disco appunto.
Poi, parlando di mode, di certi generi di nicchia e di chi derideva chi, ci sarebbe da fare un accenno anche a coloro hanno più o meno consapevolmente cavalcato la tigre della politica (o sono stati cavalcati) specialmente quella parte ”che in Italia non è mai stata al governo ma è stata al potere” perché ciò garantiva una certa fetta di pubblico “alternativo” e “contro” a prescindere.
E se è vero che se da una parte poteva esserci un sistema fintamente perbenista patinato ed ipocrita, non meno ipocriti son stati quelli che “non sono mai andati al governo ma sono stati al potere” che su certe cose ci hanno marciato sopra salvo poi, a conti fatti, lavarsene IMHO bellamente le mani (a proposito di media ed eventi nazionali).
Perché il cinismo non è proprio solo delle major ma anche di certi intellettuali, politici nonché di certi artisti a cui – sotto sotto – il popolo ha sempre fatto schifo.


Raptus 17-03-21 22.33
@ bluesboy
Spectrum ha scritto:
Negli anni 80 nel nostro paese germogliavano nuove realtà musicali e di costume - penso al rock, alla new wave,


Gli anni ’80 sono stati un decennio in cui alcune mode si sono affacciate e poi improvvisamente si sono volatilizzate…tra queste la new wawe il cui panorama italiano è stato caratterizzato da tante cose interessanti ma IMHO non solo e non tutte.
C’era un grande fervore indubbiamente non solo musicale ma anche di arte grafica e video, un fervore “artigianale” sorprendente che fai bene a ricordare e valorizzare, lo dico senza ironia……ma era una nicchia e, vista con gli occhi di adesso, era anch’essa una moda.
Quanto è durata davvero come fenomeno compessivo? 5/6 anni?
Questo lo dico non per sminuire, sia chiaro.
Mi parli della mancanza di un evento pubblico alternativo di “contraltare e contraddittorio” ……ma il mondo delle major purtroppo non è una comune, una riunione di condominio o un’assemblea di partito dove c’è il “dibattito” (a proposito di dura lex sed lex)
Qualcuno è via via passato ad un’attenzione più vasta (e magari non gli è parso vero):Un esempio per tutti :I Litfiba.
Ma visto che mi parli di tamarri diciamo anche che nella new wave italiana io ci ho sempre visto tanta improvvisazione e un bel po’ di scimmiottamento di qualcosa che veniva dalla Germania, dall’Inghilterra o da oltre oceano…e allora benissimo le etichette indipendenti perché le major inglesi/americane (da sempre) avendo gli originali, delle copie non sanno che farsene.
Dal punto di vista dell’originalità, rimanendo nell’artigianato musicale, a ben vedere avrebbero addirittura più credito i “tamarri” della dance all’italiana. Perché a prescindere dai gusti, loro sì che hanno davvero creato un genere conosciuto in tutta Europa ed ancora adesso indicato come “brand”, la Italo-disco appunto.
Poi, parlando di mode, di certi generi di nicchia e di chi derideva chi, ci sarebbe da fare un accenno anche a coloro hanno più o meno consapevolmente cavalcato la tigre della politica (o sono stati cavalcati) specialmente quella parte ”che in Italia non è mai stata al governo ma è stata al potere” perché ciò garantiva una certa fetta di pubblico “alternativo” e “contro” a prescindere.
E se è vero che se da una parte poteva esserci un sistema fintamente perbenista patinato ed ipocrita, non meno ipocriti son stati quelli che “non sono mai andati al governo ma sono stati al potere” che su certe cose ci hanno marciato sopra salvo poi, a conti fatti, lavarsene IMHO bellamente le mani (a proposito di media ed eventi nazionali).
Perché il cinismo non è proprio solo delle major ma anche di certi intellettuali, politici nonché di certi artisti a cui – sotto sotto – il popolo ha sempre fatto schifo.


Infatti io non ho mai capito la tendenza italiana del non voler riconoscere i meriti della italo dance. Quasi la gente si vergogna a dire che era ed è forse l'ultimo genere musicale che siamo riusciti ad esportare e grazie al quale l'estero ci ammirava.
Era un genere "leggero" pensato per la disco e le giostre? Non è vero: tantissima musica dance era molto onirica, a tratti malinconica, basti pensare alle contaminazioni con la trance.
Ulisse71 18-03-21 08.49
@ RudiRioli
io salvo gli extraliscio....
Bravo, anche a me sono piaciuti tantissimo...fantastici!!
Fabri72 01-08-21 09.54
Mirko (Extraliscio) presenta il suo arsenale di strumenti in una intervista con Montemagno.
Qui