23-03-18 02.46
@ andrew1
che se ti abitui a leggere poi se ti tolgono lo spartito sei perso
Ma perchè vedete questo spartito come se fosse una cosa di cui vergognarsi?
Io ho già una montagna di cose da tenere a mente nel lavoro ed in generale nella vita quotidiana, e comunque la memoria la esercito con altri driver.
@Vin
Ci spieghi questo approccio diverso alla musica, di cui accennavi nell'altro 3d?
Ad esempio, prendiamo un brano a caso, ora ho aperto a caso il mio libricino ed è comparsa "la canzone del sole" di Battisti.
La sequenza di accordi è La - Mi - Re - Mi e poi si ripete il giro.
Quale sarebbe il legame armonico di questo giro di questi 4 accordi che, se non lo suono per 10 anni, dovrebbe farmi suonare al primo colpo questa sequenza senza dovermi rinfrescare la memoria?
Mio padre suonicchiava la chitarra. Qualcuno, negli anni '50 in caserma, gli spiegò come trovare gli accordi, almeno quelli più semplici. Gli accordi di questa canzone di Battisti li avrebbe chiamati, molto rozzamente, "Fisso, Uscita, Cadenza, Uscita". Non ci capiva niente di musica però aveva scoperto il legame sonoro tra il "Fisso" (la tonalità base del brano), "Uscita" (dominante per uscire dal periodo e chiudere sulla tonalità del brano) e "Cadenza" (una sorta di conferma morbida della tonalità di base). Se gli fosse stato chiesto di suonarla in La avrebbe suonato La Mi Re Mi, se gli fosse stato chiesto di suonarla in Fa avrebbe suonato Fa Do Sib Do, se in Mib avrebbe suonato Mib Sib Lab Sib... Perché più che gli accordi a se stanti aveva capito il colore del suono nei passaggi tra un accordo e l'altro e per qualsiasi canzone avrebbe subito individuato almeno questi tre punti cardine (Fisso, Cadenza, Uscita) e, anche se approssimativamente, avrebbe saputo, alla buona, accompagnare qualsiasi cosa.
Cosa vuol dire? Che più che imparare gli accordi di volta in volta aveva memorizzato il rapporto armonico tra le varie combinazioni quindi capiva subito dove una melodia aveva il "riposo tonale" o il punto di moto di una dominante.
Certo, più di un tango o di qualche valzer non andava ...ma se gli attaccavi a suonare "Speranze Perdute" o "Chitarra Romana" a tango, in qualsiasi tonalità volevi, ti veniva dietro spontaneamente.
Qual'è il segreto? Tanto per cominciare abituare l'orecchio alla tonalità e ai suoi parenti stretti tenendo presente che un discorso musicale compiuto si avvale di punti di proposta, punti di moto, punti di soluzione e che interagiscono anche con l'andamento ritmico del brano.
Il primo passo è studiare una sorta di "cadenze", una serie di accordi che simulano varie situazioni musicali basandosi sugli accordi costruiti sui bassi. Gli elementi di queste cadenze (gli accordi) è bene non chiamarli col nome tipico ma con la numerazione della scala a cui appartengono.
Quindi di base bisogna sapere che la scala è formata da gradi che vengono espressi con i numeri "ordinali" ( I,II,IV,VII...) da non confondere con i numeri cardinali che invece esprimono distanze tra le note (3^magg., 4^ giusta, 7^min. etc...) e questi gradi a loro volta diventano i bassi fondamentali su cui costruire l'accordo semplice.
Detto questo possiamo abituare l'orecchio al facile passaggio del IV grado al I (fossimo in Do magg sarebbe Fa>Do, in Mib sarebbe Lab>Mib etc,,,) eseguendolo in forma di frase ritmica per sottolineare meglio l'ambito armonico in cui ci troviamo. Possiamo poi aggiungere al IV>I la dominante ed abituare l'orecchio alla diversità risolutiva degli accordi di IV e V rispetto la tonalità del I grado. Potremmo giocare con questi intervalli costruendo un I>IV>I / IV>I / V>I accorgendoci che è uguale alla base armonica di "Bandiera Gialla", un successo degli anni '60 e che molte canzoni finisco con IV>V>I... L'importante è scegliere una tonalità ed eseguire gli accordi relativi ai gradi della scala.
Un secondo passo è quello di abituare l'orecchio a situazioni più complesse, magari aggiungendo le 7', o creando un piccolo episodio aggiungendo dopo il IV un II che va al V, sempre cambiando tonalità e rispettando i gradi, e si scoprirà che qualche musica alla radio usa proprio quel tipo di legame armonico studiato in una cadenza e magari si va al pianoforte e si dice "ah, ecco come fa quel pezzo! ...facile!".
Ma questo è niente, è l'ABC dello sviluppo dell'orecchio. Poi, con l'esperienza, si comincia a provare qualche giro modulante e può capitare che quel pezzo, di cui non si capisce che cavolo di accordi faccia, usa proprio quella modulazione I>VIIb7 che hai tanto provato e che trasferisce la tonalità un tono e mezzo sopra... e così risolvi anche questo a orecchio.
...e me so' finiti i caratteri a disposizione!