23-07-23 13.00
@ WTF_Bach
Forse mi sono spiegato male. Permettetemi di chiarire tre punti.
1) il metodo: anche ad un adulto vanno insegnate le cose giuste - e nell’ordine giusto. Non si può cercare di intortare la gente con discorsi famosi sui “sapori” - la musica non si mangia - e sulla famigerata “armonia jazz” - di armonia ce n’è una sola.
Non si possono insegnare errori marchiani, tipo che l’accordo di settima diminuita è composto da prima, “terza bemolle” (già sbagliato, si dice terza minore), “quinta bemolle” (idem) e….sesta! Come sesta. é un accordo di settima, ha la settima diminuita, la sesta cosa c’entra? (ma guai a parlare di si doppio bemolle, gli potrebbe venire un infarto) E così via, in un profluvio di errori ed approssimazioni.
Non si può usare il 90% del tempo ad insegnare voicings - voicings spacciati per “armonie”, beninteso, ed ignorando completamente ogni concetto di condotta delle parti - e poche confuse parole sui concetti base dell’improvvisazione.
Non si può pensare che l’improvvisazione si basi sul famigerato “rapporto scala accordo”: l’improvvisazione si impara suonando sugli accordi ed imparando i concetti di tripartizione della frase, tensione e risoluzione, alternanza grado disgiunti e gradi congiunti, punti di volta, note target, note guida e raccordo delle armonie.
Sopratutto non si può ignorare che le note migliori faranno comunque schifo se suonare fuori tempo e senza swing. E qui si apre il secondo punto.
2) il musicista: ascoltandolo attentamente e con orecchio scevro da pregiudizi, non si può non notare che il tizio squadra soventemente e ha lo swing di un caporalmaggiore prussiano. Come può insegnare lo swing se non ce l’ha? Sa certamente fare dei bei voicings ed armonizza molto bene, ma se poi non va a ritmo e non swinga il risultato è, per dirla caritatevolmente, piuttosto subottimale. E per subottimale intendo mediocre persino per un dilettante, figuriamoci per uno che si auto definisce “tra i migliori Docenti di Armonia e Improvvisazione Jazz del Mondo”. E qui vado a concludere.
3) il comportamento: raramente ho visto concentrati in una sola persona tanta boria, saccenza, culto della personalità, arroganza, autocompiacimento ed una faccia di guano che avrebbe fatto sussultare Cesare Lombroso. Il suo metodo è “l’unico che funziona”, gli altri non capiscono nulla, sono “filosofoni”, antiquati, solo lui ha la verità (jazzistica) in tasca. Solo lui sa usare “i sapori” (e lo dice con una faccia da stronzo che fa venir voglia di decorargli il deretano con una crestomazia di calci nel culo inferti con appositi scarponi antinfortunistici), solo lui sa come si fa, solo lui ha capito tutto perché “la sua Fama e la sua Storia” sono conosciute ovunque (testuale, con tanto di maiuscole).
Se lo incensi, magari ti locupleterà con un cuoricino al tuo commento, ma se osi dissentire dal “Vangelo secondo Silvestro” aspettati di venir deriso, sbeffeggiato e perculato tra gli applausi beoti dei suoi pii discepoli.
Ripeto, secondo me stai solo esagerando.
Dato che so che ti piace, ti rispondo con una bella lista
1) Quel metodo di cui parli è il metodo americano, non è l'unico che sento usare quella terminologia (ma tu che citi tanto i corsi degli altri li hai mai seguiti dei corsi in inglese?)
Sarà sicuramente sbagliata accademicamente ma è un modo di pensare che aiuta a fare calcoli in maniera veloce, A ME era quello che mancava visto che quelli che andavano forte al conservatorio in realtà lo applicavano già! (quindi in realtà è solo un altro modo per arrivare allo stesso punto).
Data la quantità enorme di persone che ne hanno tratto benefici e il fatto che all'estero praticamente mezzo mondo insegna jazz così, forse definirlo sbagliato è un po' azzardato.
2) E' vero, lo dice lui stesso e non insegna lo swing nei corsi perché dice (e a mio parere a ragione) che un musicista italiano, nello specifico lui napoletano ancora peggio, dovrebbe far tesoro della propria cultura e non scimiottare quella afro americana che non ci appartiene.
Quindi lui da molta più importanza alla melodia e ai "colori" che non sono nient'altro che modi per enfatizzare armonie e melodie, rispetto al ritmo che è il cardine del jazz delle origini.
Lui spesso si definisce un musicista jazz italiano, dato che il genere "jazz italiano" non esiste.
Io di questo ti dico sinceramente CHISSENE, non voglio certo imparare lo swing dai suoi corsi.
3) Si chiama marketing. Benvenuto nel 21esimo secolo, dove praticamente tutti quelli che vogliono fare soldi sul web devono comportarsi così, cioè essere mezzi-influencer.
4) Aggiungo: continui a commentare NON avendo mai visto neanche un suo corso all'accademia o almeno essendoti informato su come li costruisce, livelli etc.
Ti basi solamente sui video su YouTube che è un 10% di quello che fa veramente.
5) Nel caso servisse ancora ripeterlo: la gente che lo segue non è scema. Con un amico di corso ci siamo detti più volte che dobbiamo prendere quello che serve e lasciare il resto alle ortiche, siamo ben consapevoli del gioco.