27-12-21 18.10
Thanks per il topic interessante e per i sottogeneri 1) e 4), di cui non avevo mai sentito parlare.
Ovviamente qui tralasciamo per un attimo il discorso "non ha molto senso parlare di generi e sottogeneri", che personalmente condivido, ma è fuori luogo.
L'electro swing e il "pop jazz" come tu lo definisci hanno il merito di rimettere nelle orecchie della gente della musica che non sia latrato canino processato con autotune. E già è un grande passo in avanti, senza pretendere la Messa in Si Minore o Bill Evans.
A me tavolta piace ascoltare musica più "facile", a patto che sia decente, spesso è anche istruttivo sentire come arrangiano o producono i pezzi.
Quello che mi spezza le gambe e mi porta a spegnere è l'eccessiva ripetitività di alcuni brani, la stessa Back To Black per esempio: grande voce, bella melodia, c'è tiro, ha un bel giro di pianoforte particolarizzato da quel La bemolle di passaggio al basso che gli dà un tocco particolare...
Ma è troppo ripetitiva, arrivato a metà brano mi stufo e chiudo.
Per quanto riguarda cose moderne più "serie", a volte sento delle cose bellissime e in qualche modo fresche, altre volta roba che stento a capire. Purtroppo nel jazz odierno, quello di alto livello, la barriera d'accesso è talvolta elevatissima perché costruiscono musica partendo da un secolo di evoluzione del jazz e se non sei un addetto ai lavori, pur avendo le orecchie "aperte", qualche volta è troppo difficile capire.
Una cosa che la dice lunga su quanto potenzialmente può diventare di nicchia: ho studiato pianoforte per anni, esperienza di conservatorio, ascolto jazz da quando avevo 15 anni, ho molti jazzisti intorno a me, ho sempre avuto interesse per ogni tipo di musica, sia a livello di ascolto che di studio, e ascoltato il prog più estremo, eppure a volte questo ancora non basta per capire certi brani "spinti", e allora per forza di cose rimarranno sempre roba per pochi addetti ai lavori, un po' come molta ricerca scientifica odierna.