Yamaha C109 o Schulze Pollmann 117?

  • Lolo1978
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25-09-25 10.06

Salve a tutti, cosa scegliereste di comprare nel mercato dell'usato? Uno Yamaha c109 (credo paragonabile all'attuale B1) del 1976 made in Japan oppure uno Schulze Pollmann altezza 117 con meccanica Renner del 1990 made in Italy? La differenza di prezzo sarebbe all'incirca di 200 euro. Grazie a chi vorrà rispondere
  • paolo_b3
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25-09-25 10.48

@ Lolo1978
Salve a tutti, cosa scegliereste di comprare nel mercato dell'usato? Uno Yamaha c109 (credo paragonabile all'attuale B1) del 1976 made in Japan oppure uno Schulze Pollmann altezza 117 con meccanica Renner del 1990 made in Italy? La differenza di prezzo sarebbe all'incirca di 200 euro. Grazie a chi vorrà rispondere
Li hai provati? Sarebbe l'ideale per rendersene conto di persona di come suonano. In generale i Giapponesi hanno sonorità più squillanti e gli Europei più rotonde, questione di gusti, io opterei per lo Schulze e Pollmann. Meccanica Renner come sai è una garanzia.
  • Lolo1978
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25-09-25 12.19

@ paolo_b3
Li hai provati? Sarebbe l'ideale per rendersene conto di persona di come suonano. In generale i Giapponesi hanno sonorità più squillanti e gli Europei più rotonde, questione di gusti, io opterei per lo Schulze e Pollmann. Meccanica Renner come sai è una garanzia.
si li ho provati entrambi, purtroppo erano abbastanza scordati quindi sul timbro posso dire poco. lo yamaha è un pianoforte da studio di quelli bassi, l'altro è più alto di circa 9 cm e ha il mobile con le gambe quindi appare più strutturato. la meccanica Renner mi attrae molto ma devo dire che il tasto è molto pesante rispetto allo yamaha che scorre maggiormente
  • paolo_b3
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25-09-25 13.11

@ Lolo1978
si li ho provati entrambi, purtroppo erano abbastanza scordati quindi sul timbro posso dire poco. lo yamaha è un pianoforte da studio di quelli bassi, l'altro è più alto di circa 9 cm e ha il mobile con le gambe quindi appare più strutturato. la meccanica Renner mi attrae molto ma devo dire che il tasto è molto pesante rispetto allo yamaha che scorre maggiormente
Qualcuno sostiene che il tasto pesante sia più allenante, non saprei, forse alla lunga stanca?
  • Lolo1978
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25-09-25 15.32

@ paolo_b3
Qualcuno sostiene che il tasto pesante sia più allenante, non saprei, forse alla lunga stanca?
beh si magari non va bene per i bambini ma forma l'articolazione sicuramente meglio di un tasto leggero. ho notato che è molto precisa la tastiera, io che ho un tocco sporco la trovo adeguata
  • Ilaria_Villa
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25-09-25 16.03

Da NON pianista, direi Schultze e Pollmann: ce l'ha mio nipote e ha una bella sonorità. Sul resto non mi pronuncio, visto che non sono un'esperta.
  • MarcoC
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26-09-25 16.08

@ Lolo1978
Salve a tutti, cosa scegliereste di comprare nel mercato dell'usato? Uno Yamaha c109 (credo paragonabile all'attuale B1) del 1976 made in Japan oppure uno Schulze Pollmann altezza 117 con meccanica Renner del 1990 made in Italy? La differenza di prezzo sarebbe all'incirca di 200 euro. Grazie a chi vorrà rispondere
Sarebbe utile capire la differenza di 200€ su quali prezzi però.
Lo Yamaha del 1976 mi sembra troppo vecchio per prenderlo in considerazioni, trattandosi di un verticale cassa bassa "entry level".
Schulze&Pollmann ne uno come quello che hai visto su cui ho studiato ai tempi del conservatorio. Pianoforte solidissimo, il cosiddetto "ciuccio di fatica", meccanica pesante (cosa che all'epoca me lo fece preferire ad altri strumenti) molto utile per la tecnica. Il suono tutto sommato non è male considerato il tipo di strumento, non troppo brillante ma nemmeno "attappato" (almeno il mio che ha lavorato tanto negli anni).
Io voto per lo Schulze senza dubbio anche in considerazione dei 14 anni in meno sulle spalle.
  • Lolo1978
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27-09-25 19.10

@ MarcoC
Sarebbe utile capire la differenza di 200€ su quali prezzi però.
Lo Yamaha del 1976 mi sembra troppo vecchio per prenderlo in considerazioni, trattandosi di un verticale cassa bassa "entry level".
Schulze&Pollmann ne uno come quello che hai visto su cui ho studiato ai tempi del conservatorio. Pianoforte solidissimo, il cosiddetto "ciuccio di fatica", meccanica pesante (cosa che all'epoca me lo fece preferire ad altri strumenti) molto utile per la tecnica. Il suono tutto sommato non è male considerato il tipo di strumento, non troppo brillante ma nemmeno "attappato" (almeno il mio che ha lavorato tanto negli anni).
Io voto per lo Schulze senza dubbio anche in considerazione dei 14 anni in meno sulle spalle.
credi che il timbro dello schulze pollmann sia ricco? ho paura di trovarmi con un suono spento rispetto al piccolo yamaha
  • MarcoC
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28-09-25 22.57

@ Lolo1978
credi che il timbro dello schulze pollmann sia ricco? ho paura di trovarmi con un suono spento rispetto al piccolo yamaha
Assolutamente no però sicuramente non lo sarà nemmeno lo Yamaha per cui io per studio andrei sullo Schulze che con 15 anni in meno e una meccanica super affidabile sicuramente è un acquisto più "sicuro".
  • Gta_v6_24v
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29-09-25 08.43

@ Lolo1978
credi che il timbro dello schulze pollmann sia ricco? ho paura di trovarmi con un suono spento rispetto al piccolo yamaha
Io ho uno Schulze&Pollmann se non ricordo male 118, ma potrei anche sbagliarmi su quest'ultimo dato, comunque non troppo alto. Mi trovo benissimo, mai un problema, ce l'ho da tanti anni ed il suono personalmente mi piace tanto, equilibrato su tutte le frequenze, adatto per suonarci qualsiasi cosa.
Calcola che suono "spento" o squillante, spesso dipende anche dall'utilizzo. Un pianoforte molto usato, con i martelletti rovinati suonerà sicuramente più spento di uno con i martelletti nuovi o appena "rasati". Per quanto mi riguarda se il pianoforte è messo bene te lo consiglio, poi gli fai dare una bella accordatura e vedrai che ti ci troverai bene.
  • WTF_Bach
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29-09-25 10.11

Io sarei per lo Schulze & Pollman
  • Sbaffone
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29-09-25 21.59

@ WTF_Bach
Io sarei per lo Schulze & Pollman
Che sia di razza pura però emo
  • Ko_tatsu
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29-09-25 22.31

@ paolo_b3
Qualcuno sostiene che il tasto pesante sia più allenante, non saprei, forse alla lunga stanca?
Il tasto pesante, se non seguito a dovere, crea tanti vizi quanti il tasto leggero. Io ho passato un'infanzia/adolescenza con un pf verticale piuttosto duro (un U3 del 1976, non ho idea del perchè fosse così duro rispetto a tutti gli altri U3 che ho provato) e ho sviluppato una tecnica di articolazione estremamente rigida e "di dito", non imparando a lasciare andare il peso del braccio e a rilassare il triangolo spalla-gomito-polso. Il mio suono e la mia pronuncia ne hanno molto risentito. Nel mio caso nemmeno gli Steinway più leggeri del mio conservatorio erano abbastanza per scrollarmi di dosso quei vizi, con buona pace di chi dice "eh sì, meglio un tasto duro così poi sui coda da concerto fai meno fatica" emo Il punto è che non bisognerebbe MAI fare fatica, non esiste nessuna tecnica pianistica formalmente corretta che "permetta" di affaticarsi.

Ciò detto: sì, in alcuni casi una meccanica con più resistenza può "allenare" meglio una mano a lasciarsi andare alla tastiera, fermi restanti l'intervento e l'accortezza dell'insegnante. Per quanto mi riguarda provali entrambi e scegli quello che ti piace di più suonare: pesante o non pesante lo devi suonare tu in casa tua e deve piacere a te. Non ti curare troppo di prospettive future, è fondamentale che tu sia a tuo agio con la tua tastiera perchè in caso contrario la tua tecnica ne risentirà molto di più.

Io seguirei la seguente classifica di importanza:
1) azione e feel sotto le dita
2) affidabilità e riparabilità
3) suono
  • MarcoC
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30-09-25 08.29

@ Ko_tatsu
Il tasto pesante, se non seguito a dovere, crea tanti vizi quanti il tasto leggero. Io ho passato un'infanzia/adolescenza con un pf verticale piuttosto duro (un U3 del 1976, non ho idea del perchè fosse così duro rispetto a tutti gli altri U3 che ho provato) e ho sviluppato una tecnica di articolazione estremamente rigida e "di dito", non imparando a lasciare andare il peso del braccio e a rilassare il triangolo spalla-gomito-polso. Il mio suono e la mia pronuncia ne hanno molto risentito. Nel mio caso nemmeno gli Steinway più leggeri del mio conservatorio erano abbastanza per scrollarmi di dosso quei vizi, con buona pace di chi dice "eh sì, meglio un tasto duro così poi sui coda da concerto fai meno fatica" emo Il punto è che non bisognerebbe MAI fare fatica, non esiste nessuna tecnica pianistica formalmente corretta che "permetta" di affaticarsi.

Ciò detto: sì, in alcuni casi una meccanica con più resistenza può "allenare" meglio una mano a lasciarsi andare alla tastiera, fermi restanti l'intervento e l'accortezza dell'insegnante. Per quanto mi riguarda provali entrambi e scegli quello che ti piace di più suonare: pesante o non pesante lo devi suonare tu in casa tua e deve piacere a te. Non ti curare troppo di prospettive future, è fondamentale che tu sia a tuo agio con la tua tastiera perchè in caso contrario la tua tecnica ne risentirà molto di più.

Io seguirei la seguente classifica di importanza:
1) azione e feel sotto le dita
2) affidabilità e riparabilità
3) suono
Ancora però non ci hai detto i prezzi dei due strumenti, magari potresti trovare qualcosa di meglio per le stesse cifre o poco di più.
  • paolo_b3
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30-09-25 09.16

@ Ko_tatsu
Il tasto pesante, se non seguito a dovere, crea tanti vizi quanti il tasto leggero. Io ho passato un'infanzia/adolescenza con un pf verticale piuttosto duro (un U3 del 1976, non ho idea del perchè fosse così duro rispetto a tutti gli altri U3 che ho provato) e ho sviluppato una tecnica di articolazione estremamente rigida e "di dito", non imparando a lasciare andare il peso del braccio e a rilassare il triangolo spalla-gomito-polso. Il mio suono e la mia pronuncia ne hanno molto risentito. Nel mio caso nemmeno gli Steinway più leggeri del mio conservatorio erano abbastanza per scrollarmi di dosso quei vizi, con buona pace di chi dice "eh sì, meglio un tasto duro così poi sui coda da concerto fai meno fatica" emo Il punto è che non bisognerebbe MAI fare fatica, non esiste nessuna tecnica pianistica formalmente corretta che "permetta" di affaticarsi.

Ciò detto: sì, in alcuni casi una meccanica con più resistenza può "allenare" meglio una mano a lasciarsi andare alla tastiera, fermi restanti l'intervento e l'accortezza dell'insegnante. Per quanto mi riguarda provali entrambi e scegli quello che ti piace di più suonare: pesante o non pesante lo devi suonare tu in casa tua e deve piacere a te. Non ti curare troppo di prospettive future, è fondamentale che tu sia a tuo agio con la tua tastiera perchè in caso contrario la tua tecnica ne risentirà molto di più.

Io seguirei la seguente classifica di importanza:
1) azione e feel sotto le dita
2) affidabilità e riparabilità
3) suono
Concordo.
  • maxpiano69
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30-09-25 09.31

@ Ko_tatsu
Il tasto pesante, se non seguito a dovere, crea tanti vizi quanti il tasto leggero. Io ho passato un'infanzia/adolescenza con un pf verticale piuttosto duro (un U3 del 1976, non ho idea del perchè fosse così duro rispetto a tutti gli altri U3 che ho provato) e ho sviluppato una tecnica di articolazione estremamente rigida e "di dito", non imparando a lasciare andare il peso del braccio e a rilassare il triangolo spalla-gomito-polso. Il mio suono e la mia pronuncia ne hanno molto risentito. Nel mio caso nemmeno gli Steinway più leggeri del mio conservatorio erano abbastanza per scrollarmi di dosso quei vizi, con buona pace di chi dice "eh sì, meglio un tasto duro così poi sui coda da concerto fai meno fatica" emo Il punto è che non bisognerebbe MAI fare fatica, non esiste nessuna tecnica pianistica formalmente corretta che "permetta" di affaticarsi.

Ciò detto: sì, in alcuni casi una meccanica con più resistenza può "allenare" meglio una mano a lasciarsi andare alla tastiera, fermi restanti l'intervento e l'accortezza dell'insegnante. Per quanto mi riguarda provali entrambi e scegli quello che ti piace di più suonare: pesante o non pesante lo devi suonare tu in casa tua e deve piacere a te. Non ti curare troppo di prospettive future, è fondamentale che tu sia a tuo agio con la tua tastiera perchè in caso contrario la tua tecnica ne risentirà molto di più.

Io seguirei la seguente classifica di importanza:
1) azione e feel sotto le dita
2) affidabilità e riparabilità
3) suono
Sottoscrivo (ed anceh il discorso di capire di che prezzi si stia parlando)
  • Lolo1978
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30-09-25 18.34

@ MarcoC
Ancora però non ci hai detto i prezzi dei due strumenti, magari potresti trovare qualcosa di meglio per le stesse cifre o poco di più.
600 per lo yama e 800 per lo schulze
  • paolo_b3
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30-09-25 18.43

@ Lolo1978
600 per lo yama e 800 per lo schulze
Cifre bassine... se sei sicuro che accordandoli li metti a posto li puoi prendere tutti e due
  • Ko_tatsu
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30-09-25 20.45

Sì in effetti è ben poco, riesci a contattare qualcuno che se ne intenda per controllare che non ci siano magagne?
  • berlex65
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30-09-25 21.25

@ Ko_tatsu
Sì in effetti è ben poco, riesci a contattare qualcuno che se ne intenda per controllare che non ci siano magagne?
Per i privati se guardo sul mercatino più o meno i prezzi sono quelli (per tipologia ed età dell'oggetto)! Occorre anche vedere a chi è in carico il trasloco (acquirente?) e dove si trova il pianoforte perché i costi del trasloco sono alti...
In effetti, i pianoforti acustici, si comprano sempre con la visione e consiglio dell'insegnante, sempre che, questa persona sia affidabile e abbia un discreto curriculum e non il solito scappato di casa emoemo.
Poi c'è l'accordatura e anche li' siamo sui 130/150 euro.
Non credo che si parli di vendita da negozio: in quel caso i prezzi allora si che sono bassi.
Ciao