Digitale è bello, anzi bellissimo..

  • stesgarbi
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17-12-23 15.25

Torno volentieri a postare su questo forum, dopo tanto tempo.
Premetto che sono stato e sono ancora oggi un amante dei synth analogici, sin da quando (alla fine degli anni '70) sognavo di possederne uno.
Da allora, negli anni, ne ho posseduti e suonati tantissimi, anche tra i più "blasonati" (non sto ad elencarli).
Vi è stato anche un periodo in cui ero un vero "talebano" della "superiorità genetica" dell' analogico.
Questo in doverosa sintesi.
Il tempo, poi, mi ha fatto ritornare su molte delle mie convinzioni (alcune delle quali oggi mi fanno sorridere), ad esempio quando ho avuto modo di approfondire strumenti come D50, JD 800 e 990 o VA come Virus e Clavia et cetera, fino ad arrivare al mio pensiero attuale ,
Recentemente ho "ristrutturato" il mio setup, adeguandolo alle mie reali necessità, il chè ha comportato uno "sfoltimento" dell'arsenale analogico che troneggiava (sin troppo!) nella mia mansarda.
Il mio target era: praticità, qualità di suono, immediatezza di utilizzo degli strumenti nelle mie registrazioni casalinghe.
Così, oggi, i miei "analogici" si sono ridotti a due soltanto: un Voyager - da cui non mi separerò mai - ed un Take Five.
La grande "scoperta", invece, è stata l'acquisto di due macchine che mi appassionano ogni giorno, portandomi in mondi sempre diversi ogni volta che ci smanetto su: Hydrasynth deluxe e Waldorf Iridium desktop.
La domanda che sento fare spesso è: "ma suonano analogici ?"
La mia risposta è sempre ed invariabilmente: "NO. Se vuoi l'esatto suono analogico, devi suonare un analogico"
Ma non è questo il punto.
Il vero test per me è stato cercare di riprodurre su questi due digitali quelli che oggi preferisco definire "suoni classici", cioè quelli che all'epoca si ottenevano con i synth analogici, con l'obbiettivo di capire se avessero comunque una qualità sonora che li rendesse corposi, convincenti, capaci di "sedersi" agevolmente in un mix, oppure di "bucarlo", restituendo una sensazione sonora analoga a quella di "quei suoni là".
Il risultato è stato sorprendente.
Ciascuno di questi due synth ha una sua personalità e questo li rende complementari, il chè è un vantaggio.
Suonano come un Moog, o come un Oberheim, o come un Juno-Jupiter et cetera? La risposta è ancora una volta NO, ma le sonorità che si riescono ad introdurre in un mix richiamano l'orecchio dell'ascoltatore a "quel tipo di suoni" in modo così convincente, che alla fine il tutto "suona bene" e non ci si fa più caso..
Anche sentiti da soli i due synth suonano davvero bene, con una qualità sonora molto buona.
Ma è nel mix che secondo me danno la risposta migliore: i suoni sono presenti, corposi, sempre intelleggibili e, a seconda di come vengono gestiti i parametri, se ne possono sommare molti senza che si diano fastidio tra loro, oppure renderli "ingombranti" da bastarne uno o due per fare il sound di un brano. Le varietà dei filtri e degli inviluppi, sapientemente dosati, consentono di creare suoni duri ed aggressivi, oppure "morbidi".
La cosa bella, poi, è che i "suoni classici" possono trovare una strana bellezza intrinseca anche nella loro "digitalità" (un po' come ricordo in certe sonorità del JD 800) e la struttura di sintesi wavetable, sapientemente valorizzata con il giusto utilizzo dei parametri, riporta a sonorità tipiche di certi vecchi synth ibridi (vale soprattutto per l'Iridium, ma in parte anche per l'Hydrasynth).
In sintesi: queste due macchine non sono analogiche, non suonano analogico, ma l'effetto dei loro "suoni classici" è quello: sembra un paradosso, ma è così.
E non è tutto:
Proprio per la loro natura digitale, questi due synth vanno conosciuti (e studiati) bene, perchè hanno al loro interno motori di sintesi così multiformi, da essere in grado di portarmi ogni giorno in universi sonori paralleli, ricchi di suoni strani e bellissimi.
Ogni volta che li accendo, per me è come iniziare una nuova esplorazione...."per arrivare là dove nessuno è mai giunto prima" :-)
  • afr
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17-12-23 15.59

Ciao Ste, ben ritrovato

Credo che la cosa importante sia di riconoscere ad ogni strumento una sua dignità, pensare che con un VA si possa "sostituire" un RA rimane una chimera

Del resto il noto costruttore tedesco pur producendo repliche di analogici non riesce ad ad assicurare una fedeltà del 100% figuriamoci a farlo con un VA

Però anche i digitali hanno un loro carattere ed una personalità ben distinta ed hanno caratterizzato migliaia di produzioni

In sintesi, se uno strumento suona bene ed è funzionale allo scopo non importa se è digitale o analogico, basta che suoni bene
  • Deckard
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17-12-23 17.09

@ stesgarbi
Torno volentieri a postare su questo forum, dopo tanto tempo.
Premetto che sono stato e sono ancora oggi un amante dei synth analogici, sin da quando (alla fine degli anni '70) sognavo di possederne uno.
Da allora, negli anni, ne ho posseduti e suonati tantissimi, anche tra i più "blasonati" (non sto ad elencarli).
Vi è stato anche un periodo in cui ero un vero "talebano" della "superiorità genetica" dell' analogico.
Questo in doverosa sintesi.
Il tempo, poi, mi ha fatto ritornare su molte delle mie convinzioni (alcune delle quali oggi mi fanno sorridere), ad esempio quando ho avuto modo di approfondire strumenti come D50, JD 800 e 990 o VA come Virus e Clavia et cetera, fino ad arrivare al mio pensiero attuale ,
Recentemente ho "ristrutturato" il mio setup, adeguandolo alle mie reali necessità, il chè ha comportato uno "sfoltimento" dell'arsenale analogico che troneggiava (sin troppo!) nella mia mansarda.
Il mio target era: praticità, qualità di suono, immediatezza di utilizzo degli strumenti nelle mie registrazioni casalinghe.
Così, oggi, i miei "analogici" si sono ridotti a due soltanto: un Voyager - da cui non mi separerò mai - ed un Take Five.
La grande "scoperta", invece, è stata l'acquisto di due macchine che mi appassionano ogni giorno, portandomi in mondi sempre diversi ogni volta che ci smanetto su: Hydrasynth deluxe e Waldorf Iridium desktop.
La domanda che sento fare spesso è: "ma suonano analogici ?"
La mia risposta è sempre ed invariabilmente: "NO. Se vuoi l'esatto suono analogico, devi suonare un analogico"
Ma non è questo il punto.
Il vero test per me è stato cercare di riprodurre su questi due digitali quelli che oggi preferisco definire "suoni classici", cioè quelli che all'epoca si ottenevano con i synth analogici, con l'obbiettivo di capire se avessero comunque una qualità sonora che li rendesse corposi, convincenti, capaci di "sedersi" agevolmente in un mix, oppure di "bucarlo", restituendo una sensazione sonora analoga a quella di "quei suoni là".
Il risultato è stato sorprendente.
Ciascuno di questi due synth ha una sua personalità e questo li rende complementari, il chè è un vantaggio.
Suonano come un Moog, o come un Oberheim, o come un Juno-Jupiter et cetera? La risposta è ancora una volta NO, ma le sonorità che si riescono ad introdurre in un mix richiamano l'orecchio dell'ascoltatore a "quel tipo di suoni" in modo così convincente, che alla fine il tutto "suona bene" e non ci si fa più caso..
Anche sentiti da soli i due synth suonano davvero bene, con una qualità sonora molto buona.
Ma è nel mix che secondo me danno la risposta migliore: i suoni sono presenti, corposi, sempre intelleggibili e, a seconda di come vengono gestiti i parametri, se ne possono sommare molti senza che si diano fastidio tra loro, oppure renderli "ingombranti" da bastarne uno o due per fare il sound di un brano. Le varietà dei filtri e degli inviluppi, sapientemente dosati, consentono di creare suoni duri ed aggressivi, oppure "morbidi".
La cosa bella, poi, è che i "suoni classici" possono trovare una strana bellezza intrinseca anche nella loro "digitalità" (un po' come ricordo in certe sonorità del JD 800) e la struttura di sintesi wavetable, sapientemente valorizzata con il giusto utilizzo dei parametri, riporta a sonorità tipiche di certi vecchi synth ibridi (vale soprattutto per l'Iridium, ma in parte anche per l'Hydrasynth).
In sintesi: queste due macchine non sono analogiche, non suonano analogico, ma l'effetto dei loro "suoni classici" è quello: sembra un paradosso, ma è così.
E non è tutto:
Proprio per la loro natura digitale, questi due synth vanno conosciuti (e studiati) bene, perchè hanno al loro interno motori di sintesi così multiformi, da essere in grado di portarmi ogni giorno in universi sonori paralleli, ricchi di suoni strani e bellissimi.
Ogni volta che li accendo, per me è come iniziare una nuova esplorazione...."per arrivare là dove nessuno è mai giunto prima" :-)
Sono due macchine semplicemente fantastiche che possono emulare egregiamente ANCHE l’analogico, ma destinate a fare molto molto di più
  • giosanta
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17-12-23 17.37

stesgarbi ha scritto:
Torno volentieri a postare su questo forum, dopo tanto tempo.

Ben risentito!
afr ha scritto:
Del resto il noto costruttore tedesco pur producendo repliche di analogici non riesce ad ad assicurare una fedeltà del 100% figuriamoci a farlo con un VA

E qui sarebbe molto interessante anche accostare due RA d'epoca, formalmente identici, e confrontarli..
afr ha scritto:
In sintesi, se uno strumento suona bene ed è funzionale allo scopo non importa se è digitale o analogico, basta che suoni bene

E lo si sappia far "suonare" non riferendomi ai solo aspetti strettamente esecutivi.
  • zerinovic
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17-12-23 19.25

si potrebbe inventare una massima:

“datemi i campioni sugli oscillatori e vi solleverò il suono…”emo
  • stesgarbi
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17-12-23 19.46

Bello anche per me ritrovarvi!
Un paio di anni fa avevo nel mio setup anche un Deep 12 e un Odyssey della famosa casa tedesca, presi durante un attacco di GAS.
I miei ricordi dell'originale ARP erano troppo sfumati, per poter fare confronti, ma il "tedesco" rendeva bene di suo, il suono era autenticamente analogico ed il risultato tutto sommato corrispondeva abbastanza a ciò che mi sarei aspettato da un Odyssey.
Quanto al Deep, invece, ho suonato per troppo tempo su Juno 60 e 106 (preferivo il primo) per non accorgermi subito che il "tedesco" NON è un Juno.
E tuttavia, l' "analogicità" (su DCO) non manca.
Secondo me difetta della potenza e della cattiveria dei Juno soprattutto in su certi suoni, però nel complesso ha un "sound rolandesco" e, anche senza effetti (importante testarlo così) suona bene, anche se l'ho trovato un pochino "debole" sulla forma d'onda a dente di sega (parere personale).
Nel complesso, tuttavia, debbo ammettere che non sono i soliti "giocattolini tedeschi", ma due macchine serie.
Bisogna prenderle per quello che sono, e soprattutto non pretendere che siano reincarnazioni degli originali.
Il Deep, in particolare, penso che sia piuttosto versatile, un buon "work-horse" in svariate situazioni.

Concordo con Josanta sul fatto che due analogici d'epoca della stessa casa non suonano esattamente uguali.
Lo stesso vale (a maggior ragione) per riedizioni come ad esempio il Voyager, che NON è un Model D.
E' un altro Minimoog, originale perchè fatto e così chiamato dalla stessa casa, che suona stupendamente nel "range sonoro" Moog, ma non è il Model D.

E' anche verissimo che i synth bisogna saperli far suonare.
L'Iridium l'ho preso a scatola chiusa, per "fiducia" nella casa Waldorf (avevo anche considerato l'ipotesi di un Blofeld)
L'Hydrasynth, invece, l'ho preso un po' perchè le sue specifiche e la sua complessità mi intrigavano, un po' perchè mi piaceva la qualità della tastiera (con AT poly e ribbon) e un po' per scommessa, dopo averlo testato per pochissimo nel solito negozio.

Entrambi i Synth mi hanno provocato un primo momento di "crisi", durante il quale ho anche considerato di venderli... ma ho resistito ed ho fatto bene.

Con l'Iridium sono entrato abbastanza presto in "sintonia sonora", grazie anche alle forme d'onda aggiuntive che ho caricato in quantità nella sua memoria, oltre alle infinite librerie DX7 (se ci si lavora un po', si riesce a farle suonare quasi come l'originale).
E poi si cominciano a scoprire le svariate possibilità, come caricare le forme d'onda classiche e le 68 wavetables in ogni singolo operatore FM (!), il tutto moltiplicato per 6 oscillatori (in modalità bitimbrica 8 voci), ciascuno dei quali può utilizzare autonomamente una delle 5 forme di sintesi presenti nel Synth, oppure utilizzando gli inviluppi degli algoritmi si può trasformare ogni oscillatore praticamente in un synth indipendente VA. Wavetable o FM.... una roba pazzesca.
Per non parlare della sintesi granulare.....

L'Hydrasynth è altrettanto pazzesco.
Tuttavia ho avuto maggiori difficoltà ad entrarci in sintonia.
E' un synth un po' fuori dai soliti schemi sonori, che va "capito". Una specie di puledro, dotato di una forza che va controllata, dosata, mixata nel giusto modo.
I suoni di fabbrica, per la verità, non mi sono piaciuti (salvo alcuni) e fanno sembrare il, synth "asfittico", "thin", freddo come un cubetto di ghiaccio.
Ma la potenza di questa macchina è tutta lì, sotto il cofano, da tirare fuori e se non la si dosa bene, si rischia addirittura di finire "fuori strada" .
Oltre alle emulazioni dei suoni classici, può fare davvero un sacco di cose mirabolanti, in ambito digitale, con quelle duecento e passa forme d'onda modellabili in svariati modi

Come dice giustamente Deckard, sono due synth fantastici.
E sono solo agli inizi.
Ho ancora tanto da conoscere di queste due macchine; divertimento e soddisfazioni assicurati per i prossimi anni..
  • Deckard
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17-12-23 20.06

Per come “classifico” io i synth non solo per i prossimi anni, potenzialmente per sempre, in studio (non li vedo in live per vari motivi) possono benissimo rimanere in pianta stabile e tornare sempre utili secondo me, un po’ come un minimoog tanto per fare un esempio.
  • wildcat80
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17-12-23 20.14

Condivido al 100% quello che dici. Tuttavia, se tu prendi certe emulazioni digitali specifiche, tipo i prodotti Roland, e li affianchi agli originali ti renderai conto che le differenze sono veramente minime... Ad esempio JX3P vs plugin JX3P Legendary, la differenza si sentiva solo in alcune impostazioni piuttosto estreme, tipo la PWM ricavata via sync non suonava esattamente uguale, oppure sweep selvaggi con la risonanza a palla... Piccole cose.
Riguardo al DeepMind la penso esattamente come te. Potrebbe essere un Juno 60, ma non lo è, la sawtooth è piuttosto moscetta, i bassi non avevano proprio per nulla la botta del Juno.
Riguardo ai tuoi synth nuovi che dire... Sul digitale hai preso macchine che sono praticamente top di gamma, Hydrasynth è un prodotto all'esordio ma integra soluzione estremamente avanti e interessanti. Iridium... Beh a me Waldorf piace come suono, hanno saputo mantenere sempre viva l'eredità del Wave, con soluzioni sia digitali che ibride interessanti. Io più che Iridium avrei comprato di corsa M, è davvero un PPG rinnovato con i filtri analogici di Dave Rossum e tante cose in più.
Buone note!
  • amahori
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17-12-23 20.45

Leggo meravigliato delle vostre esperienze e tastiere. Per confrontare comunque un analogico con un digitale bisogna però tenere presente che la scheda sonora che alla fine riproduce il suono non può essere la stessa ( in alta fedeltà "suona" un cavo, figuratevi la differenza del convertitore ) e poi che l'analogico semplicemente non era sempre preciso come un digitale. La magia di certi strumenti stava nella loro inesattezza.
  • giulio12
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17-12-23 20.55

@ stesgarbi
Torno volentieri a postare su questo forum, dopo tanto tempo.
Premetto che sono stato e sono ancora oggi un amante dei synth analogici, sin da quando (alla fine degli anni '70) sognavo di possederne uno.
Da allora, negli anni, ne ho posseduti e suonati tantissimi, anche tra i più "blasonati" (non sto ad elencarli).
Vi è stato anche un periodo in cui ero un vero "talebano" della "superiorità genetica" dell' analogico.
Questo in doverosa sintesi.
Il tempo, poi, mi ha fatto ritornare su molte delle mie convinzioni (alcune delle quali oggi mi fanno sorridere), ad esempio quando ho avuto modo di approfondire strumenti come D50, JD 800 e 990 o VA come Virus e Clavia et cetera, fino ad arrivare al mio pensiero attuale ,
Recentemente ho "ristrutturato" il mio setup, adeguandolo alle mie reali necessità, il chè ha comportato uno "sfoltimento" dell'arsenale analogico che troneggiava (sin troppo!) nella mia mansarda.
Il mio target era: praticità, qualità di suono, immediatezza di utilizzo degli strumenti nelle mie registrazioni casalinghe.
Così, oggi, i miei "analogici" si sono ridotti a due soltanto: un Voyager - da cui non mi separerò mai - ed un Take Five.
La grande "scoperta", invece, è stata l'acquisto di due macchine che mi appassionano ogni giorno, portandomi in mondi sempre diversi ogni volta che ci smanetto su: Hydrasynth deluxe e Waldorf Iridium desktop.
La domanda che sento fare spesso è: "ma suonano analogici ?"
La mia risposta è sempre ed invariabilmente: "NO. Se vuoi l'esatto suono analogico, devi suonare un analogico"
Ma non è questo il punto.
Il vero test per me è stato cercare di riprodurre su questi due digitali quelli che oggi preferisco definire "suoni classici", cioè quelli che all'epoca si ottenevano con i synth analogici, con l'obbiettivo di capire se avessero comunque una qualità sonora che li rendesse corposi, convincenti, capaci di "sedersi" agevolmente in un mix, oppure di "bucarlo", restituendo una sensazione sonora analoga a quella di "quei suoni là".
Il risultato è stato sorprendente.
Ciascuno di questi due synth ha una sua personalità e questo li rende complementari, il chè è un vantaggio.
Suonano come un Moog, o come un Oberheim, o come un Juno-Jupiter et cetera? La risposta è ancora una volta NO, ma le sonorità che si riescono ad introdurre in un mix richiamano l'orecchio dell'ascoltatore a "quel tipo di suoni" in modo così convincente, che alla fine il tutto "suona bene" e non ci si fa più caso..
Anche sentiti da soli i due synth suonano davvero bene, con una qualità sonora molto buona.
Ma è nel mix che secondo me danno la risposta migliore: i suoni sono presenti, corposi, sempre intelleggibili e, a seconda di come vengono gestiti i parametri, se ne possono sommare molti senza che si diano fastidio tra loro, oppure renderli "ingombranti" da bastarne uno o due per fare il sound di un brano. Le varietà dei filtri e degli inviluppi, sapientemente dosati, consentono di creare suoni duri ed aggressivi, oppure "morbidi".
La cosa bella, poi, è che i "suoni classici" possono trovare una strana bellezza intrinseca anche nella loro "digitalità" (un po' come ricordo in certe sonorità del JD 800) e la struttura di sintesi wavetable, sapientemente valorizzata con il giusto utilizzo dei parametri, riporta a sonorità tipiche di certi vecchi synth ibridi (vale soprattutto per l'Iridium, ma in parte anche per l'Hydrasynth).
In sintesi: queste due macchine non sono analogiche, non suonano analogico, ma l'effetto dei loro "suoni classici" è quello: sembra un paradosso, ma è così.
E non è tutto:
Proprio per la loro natura digitale, questi due synth vanno conosciuti (e studiati) bene, perchè hanno al loro interno motori di sintesi così multiformi, da essere in grado di portarmi ogni giorno in universi sonori paralleli, ricchi di suoni strani e bellissimi.
Ogni volta che li accendo, per me è come iniziare una nuova esplorazione...."per arrivare là dove nessuno è mai giunto prima" :-)
A mio avviso i digitali hanno il vantaggio di avere un suono più sottile e più facile da inserire in mezzo ad altri strumenti. Se penso a Kurzweil che esce molto bene in contesti live, penso succeda per una gamma medio alta molto pronunciata... Se voglio fare uscire allo stesso modo una Yamaha , cerco di fare suoni più appuntiti in quella gamma di frequenze... Un suono enorme è un po' invadente in certi contesti e può essere controproducente. Se pensiamo ai grandi suoni dei sinth in contesti discografici, erano alquanto semplici e magri, ma si sposavano perfettamente con il resto del mix... iMHO
  • mima85
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18-12-23 09.28

Non ho nulla da aggiungere perché sono d'accordo al 100% con quello che dici, ma voglio comunque cogliere l'occasione per darti il bentornato emo
  • motif74
  • Membro: Senior
  • Risp: 502
  • Loc: Venezia
  • Thanks: 49  

18-12-23 12.23

@ giulio12
A mio avviso i digitali hanno il vantaggio di avere un suono più sottile e più facile da inserire in mezzo ad altri strumenti. Se penso a Kurzweil che esce molto bene in contesti live, penso succeda per una gamma medio alta molto pronunciata... Se voglio fare uscire allo stesso modo una Yamaha , cerco di fare suoni più appuntiti in quella gamma di frequenze... Un suono enorme è un po' invadente in certi contesti e può essere controproducente. Se pensiamo ai grandi suoni dei sinth in contesti discografici, erano alquanto semplici e magri, ma si sposavano perfettamente con il resto del mix... iMHO
Pienamente d'accordo.
  • PandaR1
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18-12-23 17.23

@ amahori
Leggo meravigliato delle vostre esperienze e tastiere. Per confrontare comunque un analogico con un digitale bisogna però tenere presente che la scheda sonora che alla fine riproduce il suono non può essere la stessa ( in alta fedeltà "suona" un cavo, figuratevi la differenza del convertitore ) e poi che l'analogico semplicemente non era sempre preciso come un digitale. La magia di certi strumenti stava nella loro inesattezza.
L'inesattezza la puoi tranquillamente ricreare per via algoritmica... puoi far driftare gli oscillatori a piacere, idem gli lfo, puoi introdurre distorsioni nei filtri emulati... in pratica volendo puoi fare tutto... l'unica cosa veramente difficile da fare in digitale e' avere dei filtri in cui il feedback non introduca distorsioni di fase ad alti valori di resonance, perche' in analogico il segnale di feedback viaggia piu' o meno alla velocita' della luce (nel rame), mentre in digitale viene simulato alla velocita' dei colpi di clock a cui gira tutto il sistema, in genere molto piu' lentamente...
  • ifus
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20-12-23 14.34

@ Deckard
Per come “classifico” io i synth non solo per i prossimi anni, potenzialmente per sempre, in studio (non li vedo in live per vari motivi) possono benissimo rimanere in pianta stabile e tornare sempre utili secondo me, un po’ come un minimoog tanto per fare un esempio.
Deckard, per mia curiosità, quali sono i motivi per cui non vedi i Synth in live?