Made in Italy

  • anonimo
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07-11-21 17.56

Oramai sappiamo da tempo che le strade per competere sono solo due: abbassare gli stipendi o aumentare la produzione. Per certi articoli aumentare la produzione non avrebbe senso in quanto per alcuni di questi non ci sarebbe un mercato, ognuno ha una sua platea limitata di acquirenti.
Io ad esempio auto crucche o francesi non le acquisterei nemmeno sotto tortura emo

Particolare è anche che: i beni vegnono prodotti si all'estero, ma il prezzo finale di vendita pesa come se l'articolo fosse prodotto qui in Italia, chiamasi truffa.

Basta guardare gli articoli che una volta venivano prodotti da noi ed oggi li assemblano all'estero dove gli stipendi sono al limite della fame, sono più cari di prima (notizie tratte da una azienda furbacchiona di mia conoscenza).
  • paolo_b3
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07-11-21 19.03

noname ha scritto:
Oramai sappiamo da tempo che le strade per competere sono solo due: abbassare gli stipendi o aumentare la produzione.

Capisco che abbassando gli stipendi si diventi più competitivi, ma aumentare la produzione non lo comprendo. Aumentare la produzione se non c'è un mercato che acquista a cosa serve? Solo per fare un esempio.

noname ha scritto:
Particolare è anche che: i beni vegnono prodotti si all'estero, ma il prezzo finale di vendita pesa come se l'articolo fosse prodotto qui in Italia, chiamasi truffa.

Il prezzo di vendita non va di pari passo con il costo del prodotto, non in maniera così rigida. Se il mercato è disposto a spendere tot per un bene il lo venderò a tot, poi quello che risparmio sui costi me lo metto in tasca e punto.

La delocalizzazione della produzione è come il doping, se lo fa uno costringe tutti gli altri ad adeguarsi, per questo occorrono delle leggi, il libero mercato qui fa acqua...
  • maxpiano69
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07-11-21 19.25

@ wildcat80
Ammesso che sia vero che i semilavorati arrivano dalla Tunisia, che peraltro è uno dei paesi più avanzati del fronte nordafricano, il problema starebbe in un controllo di qualità che forse dovrebbe essere più accurato e fatto in quel di Recanati.
Ma visti i recenti sviluppi, mi viene da pensare che le magagne delle TP100 non fossero dovute a problemi di qualità della componentistica, ma a limiti progettuali.
Quindi, fermo restando che certi risvolti geopolitici economici siano attuali e sempre più preponderanti, non credo che il problema della TP100 stia nel luogo di produzione dei semilavorati, ma in un progetto inadeguato e perfettibile, cosa che è avvenuto con la nuova TP110 che rivede dettagli importanti della meccanica.
+ 1, restando focalizzato sul punto di partenza di questa discussione (che poi come da tradizione SM, ma anche di altre sedi/forum, si è inevitabilmente allargata e generalizzata emo), considerando anche che ormai la produzione di certi oggetti è in gran parte automatizzata ed una CNC o una macchina per stampare la plastica o il metallo non lo sanno se sta lavorando in Italia o altrove.
  • zaphod
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07-11-21 21.29

@ maxpiano69
+ 1, restando focalizzato sul punto di partenza di questa discussione (che poi come da tradizione SM, ma anche di altre sedi/forum, si è inevitabilmente allargata e generalizzata emo), considerando anche che ormai la produzione di certi oggetti è in gran parte automatizzata ed una CNC o una macchina per stampare la plastica o il metallo non lo sanno se sta lavorando in Italia o altrove.
Ma proprio perché la produzione di un semilavorato è automatizzata, che senso avrebbe farla in un paese estero (Tunisia, Turchia, Cina o Burkina Faso) e non in Italia? Quello che incide di più sui costi (parlando di oggetti si uso quotidiano, non di avanguardia tecnologica che usa materie prime costosissime) mi pare di aver capito che sia la manodopera, ma se questa è sostituita da macchine, ha un senso questo, per ripetere la domanda iniziale?
È una domanda da profano, nessuna retorica o altro, cerco solo di capire.
  • MicheleJD
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07-11-21 22.01

@ zaphod
Ma proprio perché la produzione di un semilavorato è automatizzata, che senso avrebbe farla in un paese estero (Tunisia, Turchia, Cina o Burkina Faso) e non in Italia? Quello che incide di più sui costi (parlando di oggetti si uso quotidiano, non di avanguardia tecnologica che usa materie prime costosissime) mi pare di aver capito che sia la manodopera, ma se questa è sostituita da macchine, ha un senso questo, per ripetere la domanda iniziale?
È una domanda da profano, nessuna retorica o altro, cerco solo di capire.
e’ vero che più un processo è automatizzato e meno incide il costo del personale. ma in generale va tenuto presente che i macchinari necessitano di manutenzione, e vanno fatti funzionare, le materie prime vanno scaricate e caricate nei macchinari, i pezzi vanno controllati, gli ambienti di lavoro vanno tenuti puliti ed in sicurezza (si spera sempre con gli standard da paese industrializzato, anche se ci si trova in paesi più poveri), l attività amministrative vanno comunque condotte. il personale deve poi avere una mensa. I costi dell energia poi in certo paesi sono meno impattanti.
Se i costi del personale sono molto più bassi si riesce a recuperare tante tante risorse.
questa è la triste realtà…da cui tutti traiamo beneficio come consumatori e la paghiamo come lavoratori.
  • afr
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07-11-21 22.10

@ zaphod
Ma proprio perché la produzione di un semilavorato è automatizzata, che senso avrebbe farla in un paese estero (Tunisia, Turchia, Cina o Burkina Faso) e non in Italia? Quello che incide di più sui costi (parlando di oggetti si uso quotidiano, non di avanguardia tecnologica che usa materie prime costosissime) mi pare di aver capito che sia la manodopera, ma se questa è sostituita da macchine, ha un senso questo, per ripetere la domanda iniziale?
È una domanda da profano, nessuna retorica o altro, cerco solo di capire.
Si quello che dici è giusto

Produrre i tasti con una pressa ad iniezione plastica è un processo automatico

I telai in lamiera su cui applicare i tasti vengono prodotti in maniera automatica

Quindi, fare questo in Italia o in Tunisia non produce nessun vantaggio economico

Montare il tutto, invece, conviene farlo in Tunisia, decisamente

A questo punto, produrre il semilavorato in Italia, spedirlo in Tunisia, assemblarlo e rispedire il prodotto in Italia, ha poco senso

A questo punto, guardando solo ai profitti di mr. Fatar, conviene fare tutto lì, semilavorato compreso
  • giosanta
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07-11-21 22.12

MicheleJD ha scritto:
...questa è la triste realtà…da cui tutti traiamo beneficio come consumatori e la paghiamo come lavoratori.

Hai centrato l'assordante contraddizione che ci portiamo dietro.
Tastiere a parte, sacrosanti i diritti dei lavoratori, ma se un padre, normalmente salariato gia vessato dalle inevitabili bollette di gas, corrente, acqua, telefono ecc. deve poi comprare otto paia di scarpe l'anno ai due figli, vaglielo a dire che "made in Italy" sono migliori ma costano il triplo e diversamente mette anche a rischio i posti di lavoro del calzaturiero...
  • paolo_b3
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07-11-21 22.39

@ afr
Si quello che dici è giusto

Produrre i tasti con una pressa ad iniezione plastica è un processo automatico

I telai in lamiera su cui applicare i tasti vengono prodotti in maniera automatica

Quindi, fare questo in Italia o in Tunisia non produce nessun vantaggio economico

Montare il tutto, invece, conviene farlo in Tunisia, decisamente

A questo punto, produrre il semilavorato in Italia, spedirlo in Tunisia, assemblarlo e rispedire il prodotto in Italia, ha poco senso

A questo punto, guardando solo ai profitti di mr. Fatar, conviene fare tutto lì, semilavorato compreso
E' esattamente così, Aldo.

Tuttavia la motivazione per cui si ricorre a produzioni automatiche in paesi a basso costo è che da loro l'investimento nei costi delle attrezzature è più basso, e se mi realizzi il cosiddetto stampo, di già che non so quanto ci si possa fidare di te, ti faccio fare anche la produzione in modo che ti accolli anche il costo di eventuali inefficienze. Di solito funziona, a volte si fanno i costi senza l'oste...
  • afr
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07-11-21 22.46

@ paolo_b3
E' esattamente così, Aldo.

Tuttavia la motivazione per cui si ricorre a produzioni automatiche in paesi a basso costo è che da loro l'investimento nei costi delle attrezzature è più basso, e se mi realizzi il cosiddetto stampo, di già che non so quanto ci si possa fidare di te, ti faccio fare anche la produzione in modo che ti accolli anche il costo di eventuali inefficienze. Di solito funziona, a volte si fanno i costi senza l'oste...
Senza contare che molti paesi, pur di attrarre aziende straniere pur di impiegare lavoratori locali, danno un sacco di sgravi fiscali, fanno pagare meno l'energia elettrica ed intervengono finanziariamente

  • toniz1
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08-11-21 08.39

MicheleJD ha scritto:
e’ vero che più un processo è automatizzato e meno incide il costo del personale. ma in generale va tenuto presente che i macchinari necessitano di manutenzione, e vanno fatti funzionare, le materie prime vanno scaricate e caricate nei macchinari, i pezzi vanno controllati, gli ambienti di lavoro vanno tenuti puliti ed in sicurezza (si spera sempre con gli standard da paese industrializzato, anche se ci si trova in paesi più poveri), l attività amministrative vanno comunque condotte. il personale deve poi avere una mensa. I costi dell energia poi in certo paesi sono meno impattanti.
Se i costi del personale sono molto più bassi si riesce a recuperare tante tante risorse.
questa è la triste realtà…da cui tutti traiamo beneficio come consumatori e la paghiamo come lavoratori.


gioco... set...

afr ha scritto:
Senza contare che molti paesi, pur di attrarre aziende straniere pur di impiegare lavoratori locali, danno un sacco di sgravi fiscali, fanno pagare meno l'energia elettrica ed intervengono finanziariamente

e partita... emoemoemo
  • WTF_Bach
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08-11-21 09.17

Mi domando però una cosa: quando finalmente uno viene espulso dal ciclo produttivo e si trova disoccupato, che vantaggio trae dal fatto che le scarpe da ginnastica fatte in Indonesia costino 60
Euro invece che 120? Tanto non le può comprare lo stesso…
  • maxpiano69
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08-11-21 09.20

@ WTF_Bach
Mi domando però una cosa: quando finalmente uno viene espulso dal ciclo produttivo e si trova disoccupato, che vantaggio trae dal fatto che le scarpe da ginnastica fatte in Indonesia costino 60
Euro invece che 120? Tanto non le può comprare lo stesso…
Il guaio è che invece può, con i dovuti limiti, nel momento in cui a sostenerlo rimane un sussidio sufficiente (ed è quel che accade. CIG o altro che sia)... come diceva prima giosanta è davvero una contraddizione al limite dell'assurdo, un cane che si morde la coda (al ribasso)...
  • paolo_b3
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08-11-21 09.36

@ WTF_Bach
Mi domando però una cosa: quando finalmente uno viene espulso dal ciclo produttivo e si trova disoccupato, che vantaggio trae dal fatto che le scarpe da ginnastica fatte in Indonesia costino 60
Euro invece che 120? Tanto non le può comprare lo stesso…
Questo è un dettaglio da non sottovalutare, ma ciò che dobbiamo prendere in considerazione è l'economia globale del pianeta.
Noi, intendendo i paesi più ricchi, siamo arrivati al problema della sovrapproduzione circa 20 anni fa, si rischiava lo stallo dell'economia, allora proporre beni a basso costo ha dato una spinta un po' a tutto. Pensate alla nota catena di articoli sportivi il cui slogan è "sport per tutti".
Chiaramente avere imboccato questa direzione della produzione delocalizzata ha portato dei disagi alle fasce più deboli, tra l'altro noi, Francia e Germania abbiamo tutto sommato un sistema di sostegno per i bisognosi che si è ridotto negli ultimi anni, ma che è rimasto abbastanza efficiente, nei paesi a cultura anglo sassone sta andando anche peggio.
Ora come ho già detto dei passi indietro rispetto alla delocalizzazione si stanno compiendo, si tratta di capire quale sarà l'alternativa, perchè il Green Deal a me non convince, per lo meno fino a qui proposte concrete per la riduzione dell'inquinamento non ne abbiamo ancora viste.
Certo, basterebbe seccare la produzione di Cina ed India per avere risultati concreti, piuttosto che l'auto elettrica...
  • WTF_Bach
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08-11-21 09.56

@ paolo_b3
Questo è un dettaglio da non sottovalutare, ma ciò che dobbiamo prendere in considerazione è l'economia globale del pianeta.
Noi, intendendo i paesi più ricchi, siamo arrivati al problema della sovrapproduzione circa 20 anni fa, si rischiava lo stallo dell'economia, allora proporre beni a basso costo ha dato una spinta un po' a tutto. Pensate alla nota catena di articoli sportivi il cui slogan è "sport per tutti".
Chiaramente avere imboccato questa direzione della produzione delocalizzata ha portato dei disagi alle fasce più deboli, tra l'altro noi, Francia e Germania abbiamo tutto sommato un sistema di sostegno per i bisognosi che si è ridotto negli ultimi anni, ma che è rimasto abbastanza efficiente, nei paesi a cultura anglo sassone sta andando anche peggio.
Ora come ho già detto dei passi indietro rispetto alla delocalizzazione si stanno compiendo, si tratta di capire quale sarà l'alternativa, perchè il Green Deal a me non convince, per lo meno fino a qui proposte concrete per la riduzione dell'inquinamento non ne abbiamo ancora viste.
Certo, basterebbe seccare la produzione di Cina ed India per avere risultati concreti, piuttosto che l'auto elettrica...
Il green deal é pura ipocrisia, oltre ad essere un ottimo strumento per cercare di rallentare la crescita di Cina ed India, che non possono permettersi la messa in opera di un’economia green.
  • zaphod
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08-11-21 09.56

@ WTF_Bach
Mi domando però una cosa: quando finalmente uno viene espulso dal ciclo produttivo e si trova disoccupato, che vantaggio trae dal fatto che le scarpe da ginnastica fatte in Indonesia costino 60
Euro invece che 120? Tanto non le può comprare lo stesso…
infatti non comprendo perchè nessuno statista (se ce ne sono ancora) concepisca un semplice ragionamento:
- io, imprenditore ultra tassato, o con pochi scrupoli, delocalizzo, licenziando italiani.
- si produce sempre più disoccupazione in italia
- gli italiani riducono, o annullano, l'acquisto di beni.
- io, imprenditore che ha delocalizzato, non ho più nessuno a cui vendere i miei prodotti.

Non sono un economista, ma abbassando il prelievo fiscale alla fonte (azienda o privato), uno stato potrebbe avere un maggiore gettito di iva grazie ai maggiori acquisti, che potrebbe compensare in parte le mancate entrate da tasse. O, addirittura, tasse più basse sarebbero pagate da più persone, perchè sarebbe meno oneroso pagare le tasse che pagare una multa o un condono.

Ma trovo che tutto il sistema fiscale e monetario che gravita intorno allo stato italiano (compresa la gestione della salute pubblica) sia basato sul "meglio un uovo oggi che una gallina domani"
  • giosanta
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08-11-21 10.07

paolo_b3 ha scritto:
..Ora come ho già detto dei passi indietro rispetto alla delocalizzazione si stanno compiendo, si tratta di capire quale sarà l'alternativa, perchè il Green Deal a me non convince, per lo meno fino a qui proposte concrete per la riduzione dell'inquinamento non ne abbiamo ancora viste....

Quando i ragazzi della generazone "Greta", che hanno ragione da vendere, sia chiaro, potranno riunirsi nelle stesse masse oceaniche a Pechino o New Dhely ne riparliamo, sino ad alloro urlano al vento.
paolo_b3 ha scritto:
..che l'auto elettrica...

Anche a me 'sto fatto di "vendere" l'auto elettrica come una rivoluzione mi lascia dubbioso, ne senso che il motore elettrico, con la sua mostruosa efficienza (tale da non aver bisogno di raffreddamento, visto che trasforma quasi tutto in energia) e la sua disarmante sempicità, dopo quello a vapore, è il motore piu vecchio che esiste, quindi nulla di nuovo, viceversa resta irrisolto il problema della batterie, marginalizzato, nascosto, messo sotto il tappeto dagli attuali numeri assai ridotti, ma che rischierebbe di diventare dirompente con numeri non dico assimilibili a quelli del parco attuale a combustione ma comunque significativamente piu grandi di quelli attuali.
Secondo me fino a che la ricerca non consentirà di uscire dalla dipendenza rispetto materiali limitati, costosi, difficilmente smaltibili e reperibili in paesi geopoliticamente ad alto rischio, corriamo il rischio che i danni superino i benefici.
  • anonimo
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08-11-21 10.26

ragionando in termini di qualità, guardavo un video piuttosto articolato su come si forma il prezzo dell'olio d'oliva. Alla fine mi è venuto da pensare che prezzo alto = qualità è una balla colossale.
Vorrei saper usare uno spettrometro di massa per capire cosa consumo emo
A questo punto, chiunque alza il prezzo dichiara automaticamente maggiore qualità anche se vende prodotti scadenti.emo
E' un mercato molto strano emo dove ognuno ha una sua percezione di qualità. emo
  • Raptus
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08-11-21 10.37

Mi sembrava strano che Fatar fosse interamente prodotta in Italia. Non per altro ma conoscendo bene il tessuto economico italiano se riusciamo a vendere all'estero (mi viene in mente Nord) i nostri prezzi devono essere ridotti e competitivi, se li produciamo interamente in Italia è impossibile garantire questo rapporto.

Ringraziate la globalizzazione forzata e "inevitabile" degli ultimi 90 e inizio 2000. L'inizio della fine.
  • claudio101
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08-11-21 11.05

zaphod ha scritto:
O, addirittura, tasse più basse sarebbero pagate da più persone, perchè sarebbe meno oneroso pagare le tasse che pagare una multa o un condono.

Se la memoria mi sostiene, quella che prospetti è la teoria di Larsen: lo stato abbassa le tasse ed innalza le pene verso gli evasori (quindi il rischio vale meno la candela). La risultante dovrebbe, appunto, essere che tutti paghino le tasse.
In Italia si dibatte da anni sul ridurre la pressione fiscale e quindi il costo del lavoro, ma di concreto non si è fatto nulla, inoltre la smisurata burocrazia scoraggia investimenti interni o da società estere... Gli imprenditori delocalizzano, portano il lavoro, la tecnologia fuori dal Paese e i lavoratori nostrani perdono il posto: a quel punto lo stato interviene con CIG, cigs, naspi, ecc., la qualità di vita è ridotta drasticamente, il consumo interno cala, l'inflazione si cristallizza a valori infimi, il clima di sfiducia aumenta e le famiglie, se possono, cercano riparo nel risparmio. E chiaramente la contrazione dei consumi blocca ogni circolo virtuoso e riduce le entrate statali da gettito fiscale.
A mio irrisorio parere, solo l'intervento pesante sul costo del lavoro potrebbe interrompere il trend attuale: se non puoi competere con nazioni che offrono manodopera che costa la metà, ricorri ai dazi o elimini i macigni economico -burocratici che affossano le aziende italiane, che in quanto a tecnologia, innovazione e qualità non sono seconde a nessuno, anzi.
  • WTF_Bach
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08-11-21 11.09

@ claudio101
zaphod ha scritto:
O, addirittura, tasse più basse sarebbero pagate da più persone, perchè sarebbe meno oneroso pagare le tasse che pagare una multa o un condono.

Se la memoria mi sostiene, quella che prospetti è la teoria di Larsen: lo stato abbassa le tasse ed innalza le pene verso gli evasori (quindi il rischio vale meno la candela). La risultante dovrebbe, appunto, essere che tutti paghino le tasse.
In Italia si dibatte da anni sul ridurre la pressione fiscale e quindi il costo del lavoro, ma di concreto non si è fatto nulla, inoltre la smisurata burocrazia scoraggia investimenti interni o da società estere... Gli imprenditori delocalizzano, portano il lavoro, la tecnologia fuori dal Paese e i lavoratori nostrani perdono il posto: a quel punto lo stato interviene con CIG, cigs, naspi, ecc., la qualità di vita è ridotta drasticamente, il consumo interno cala, l'inflazione si cristallizza a valori infimi, il clima di sfiducia aumenta e le famiglie, se possono, cercano riparo nel risparmio. E chiaramente la contrazione dei consumi blocca ogni circolo virtuoso e riduce le entrate statali da gettito fiscale.
A mio irrisorio parere, solo l'intervento pesante sul costo del lavoro potrebbe interrompere il trend attuale: se non puoi competere con nazioni che offrono manodopera che costa la metà, ricorri ai dazi o elimini i macigni economico -burocratici che affossano le aziende italiane, che in quanto a tecnologia, innovazione e qualità non sono seconde a nessuno, anzi.
Come la mettiamo che anche nei paesi ove la tassazione é molto bassa - tipo USA - stiamo assistendo a delocalizzazioni rampanti?