17-11-15 11.32
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Ok chiudiamo il discorso arranger,ed accontentiamoci di usare accordi normali,ma il discorso del jazz rimane.17-11-15 13.05
Non aver la cultura di leggere i real book che sono il vangelo del jazz significa non farne parte.17-11-15 13.10
Ron Carter diceva: if you don't know one thousand standards don't move to new york17-11-15 13.12
17-11-15 13.17
Sull'improvvisazione: rarissimi genii hanno imparato ad improvvisare senza conoscere la musica17-11-15 13.20
17-11-15 14.02
Ragazzi perdonatemi ma credo che questo post stia uscendo di molto dal tema principale.17-11-15 14.27
Vedi, il problema non è tanto negli "accordi" ma nei loro voicings, nella condotta melodica della parte più acuta, nella varietà ritmica del comping, nella varietà di densità (numero di parti) dei voicings, nell'ottava in cui i voicings sono suonati, etcetera...17-11-15 14.37
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Cyrano, non ho mai preso le vostre parole come offesa, ci mancherebbe, so i miei limiti e non li nascondo anche perchè non ho mai detto di essere un guru della musica e del jazz.17-11-15 15.53
No Cyrano, solo quello con lo style con tutto l'arrangiamento (come se fosse il classico piano bar di canzoni di musica leggera ma con standard jazz e bossanova) però in più c'è la cantante.17-11-15 16.03
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La risposta è semplice: la sensibilità musicale in termini di capacità culturale di accettare una dissonanza è partita da una chiusura quasi assoluta per arrivare gradualmente ad un apertura quasi assoluta: solo ottave e quinte nell organon medievale, poi terze, poi dissonanze "leggere" e ben preparate e risolte...fino all'uso libero della dissonanza17-11-15 16.20
17-11-15 16.24
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