Sl88 studio e grand tastiera sensazione tocco confronto PX5s

  • anonimo

08-10-16 16.18

@ aiki957
Non sono tanto d'accordo, quando si suona i pianista ed il piano sono una unità, il piano diventa una estensione del pianista e devono essere in armonia. Il punto di contatto tra i due sono i tasti, quando si suona bisogna ascoltarsi, e sentire i messaggi che il tuo organismo ti manda. Spesso il messaggio è "la meccanica è troppo faticosa, smetti prima di farti male" ma c'è quasi sempre un dogma dilalagante, frutto di secoli di cattolicesimo in occidente "soffro oggi per avere la ricompensa poi". Poi magari la ricompensa di una grande abilità tecnica al piano non arriva, ma una tendinite alle mani, sì. Per quanto riguarda l'arco, domanda: con il tuo duro arco con cui arrivi a 35 metri, quanti tiri consecutivi riesci a fare? Se mi dici 100 o 1000, bene allora vuol dire che il tuo arco è adatto a te, se invece mi dici 5 mantenendo la precisione, ma già dal sesto la fatica ti impedisce di essere preciso, allora il tuo tiro con quell'arco è limitato. Meglio allora tirare 200 volte a 18 metri, mantenendo la precisione, ed il giorno dopo non avere le mani e le braccia a pezzi.
il fatto é che se tutta la mia vita mi sono esercitato con l'arco "duro", poi per me non ci sarà alcun problema ad usarlo quotidianamente

se invece mi sono allenato tutta la vita su un giocattolo, appena mi mettono in mano un arco vero (e mi chiedono di affrontare delle difficoltà vere) andrò in crisi

Fuor di metafora, esercitarsi su una tastiera a corsa corta e risposta molle renderà forse meno difficili le volate in mf, ma renderà pressoché impossibile l'acquisizione del tocco perfetto, del jeux perlé, del controllo timbrico microscopico necessario per eseguire il grande repertorio romantico

IMHO ovviamente

emo
Edited 8 Ott. 2016 14:19
  • zerinovic
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08-10-16 16.36

Confermo che la rd 800 é veramente ottima sembra la tp40w con i gli stessi pregi ma meno amplificati. Per la durezza\leggerezza mi abituo facile, quando andavo a lezione c'era l'rd 500 a casa la mia korg i4s...poi essendo un artigiano le mani le tengo allenate spesso.
  • vin_roma
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08-10-16 17.32

@aiki, sono della stessa idea di Cyrano, a patto che ci si rivolga al pianismo vero, quello che può sfruttare al massimo le possibilità espressive.

Poi, se si hanno poche pretese, ci si accontenta di traguardi con piccole escursioni, vanno bene anche l' arco giocattolo per i 18 mt. e il pianoforte leggero per suonare Einaudi... e (cito tue parole: Spesso il messaggio è "la meccanica è troppo faticosa, smetti prima di farti male" ma c'è quasi sempre un dogma dilalagante, frutto di secoli di cattolicesimo in occidente "soffro oggi per avere la ricompensa poi".) non credo che sia questo il caso.
Si "soffre", se vogliamo dirlo, solo all' inizio e se sfruttata bene questa "sofferenza" offre abbastanza presto risultati positivi tangibili che portano molto più avanti le ambizioni.

Piccolo esempio: è da molto che non uso il pianoforte tecnicamente e giorni fa accesi il mio clone Hammond e mi scappo' di eseguire Tarkus... con la sinistra sporcavo un casino, era addormentata... era il caso di dare una svegliata alle mani.
Mi sono imposto tre giorni di tecnica intensiva sul verticale, molti esercizi inventati per il passaggio del pollice e articolazione estrema, pagine e pagine di Longo per doppie terze e seste... a ridosso della sessione pareva che non fosse cambiato niente.

Proprio ieri ho riacceso l' organo... porca miseria! La mano era una nuvola, precisa, ritmo tenuto, incastri precisi, ogni intenzione veniva esplicata con pulizia e determinazione...
  • aiki957
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08-10-16 17.57

@ anonimo
il fatto é che se tutta la mia vita mi sono esercitato con l'arco "duro", poi per me non ci sarà alcun problema ad usarlo quotidianamente

se invece mi sono allenato tutta la vita su un giocattolo, appena mi mettono in mano un arco vero (e mi chiedono di affrontare delle difficoltà vere) andrò in crisi

Fuor di metafora, esercitarsi su una tastiera a corsa corta e risposta molle renderà forse meno difficili le volate in mf, ma renderà pressoché impossibile l'acquisizione del tocco perfetto, del jeux perlé, del controllo timbrico microscopico necessario per eseguire il grande repertorio romantico

IMHO ovviamente

emo
Edited 8 Ott. 2016 14:19
Riferito all'arco, o a qualsiasi altro attrezzo, l'arco deve essere sempre giusto per le proprie capacità , che dia la possibilità di usarlo a lungo senza stancarsi eccessivamente, poi progressivamente si sceglie un arco leggermente più forte, e si aspetta che l'organismo si adatti, e così via aumentando progressivamente lo sforzo di trazione ed aspettando l'adattamento corporeo. Pratico il karate e l'aikido da 43 anni, ed il mio lavoro di maestro consiste soprattutto nel far percepire all'allievo le proprie capacità ed i propri limiti attuali portandolo progressivamente a spostarli in avanti giorno dopo giorno. Quindi lo stesso principio vale per il peso della tastiera prima più leggera poi progressivamente più pesante ed impegnativa. D'altra parte in molti forum di pianisti ho letto tanti post dove i partecipanti lamentavano infortuni alle mani come tendiniti etc. risultato di un esercizio sbagliato ed una tastiera inadatta.
  • anonimo

08-10-16 18.01

@ aiki957
Riferito all'arco, o a qualsiasi altro attrezzo, l'arco deve essere sempre giusto per le proprie capacità , che dia la possibilità di usarlo a lungo senza stancarsi eccessivamente, poi progressivamente si sceglie un arco leggermente più forte, e si aspetta che l'organismo si adatti, e così via aumentando progressivamente lo sforzo di trazione ed aspettando l'adattamento corporeo. Pratico il karate e l'aikido da 43 anni, ed il mio lavoro di maestro consiste soprattutto nel far percepire all'allievo le proprie capacità ed i propri limiti attuali portandolo progressivamente a spostarli in avanti giorno dopo giorno. Quindi lo stesso principio vale per il peso della tastiera prima più leggera poi progressivamente più pesante ed impegnativa. D'altra parte in molti forum di pianisti ho letto tanti post dove i partecipanti lamentavano infortuni alle mani come tendiniti etc. risultato di un esercizio sbagliato ed una tastiera inadatta.
Qui sono d'accordo, gradualità e prudenzaemo

OT: hai conosciuto per caso Giovanni Granone sensei e Luciano Parisi sensei?
  • anonimo

08-10-16 18.13

sono discorsi da fare davanti ad un pianoforte, cambierebbe molto...
  • aiki957
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08-10-16 18.35

@ anonimo
Qui sono d'accordo, gradualità e prudenzaemo

OT: hai conosciuto per caso Giovanni Granone sensei e Luciano Parisi sensei?
Ot, purtroppo no
  • vin_roma
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08-10-16 18.58

aiki957 ha scritto:
Quindi lo stesso principio vale per il peso della tastiera prima più leggera poi progressivamente più pesante ed impegnativa.

No, qui non è giusto, non è il pianoforte che si deve adattare alle mani ma le mani al pianoforte.

L' approccio è graduale, nonostante i tasti "duri" si comincia con articolazioni lente e profonde, senza correre perché ovviamente si incorrerebbe in problemi, poi, mano a mano, con rilassatezza, si conquista la giusta forza per eseguire cose più complesse.
Il principio è suonare quello che ci si può permettere e nel tempo si sviluppa la forza.

Ci sono secoli di metodi tecnici in questo senso e tutti mirati allo sviluppo progressivo della forza, che poi, in realtà è un falso problema perché se le ottave a 16' della mano sx della Polacca in Lab di Chopin ti bloccano il braccio non è la forza che manca ma il cattivo uso del peso e della rilassatezza.

La strada giusta è questa: l' impostazione. Se ti stanchi non è colpa del pianoforte ma dall' errato approccio allo strumento.
Lo strumento deve essere giusto, creare strumenti per dilettanti ed altri per professionisti non mi pare giusto.
Edited 8 Ott. 2016 17:11
  • anonimo

08-10-16 19.01

aiki957 ha scritto:
Quindi lo stesso principio vale per il peso della tastiera prima più leggera poi progressivamente più pesante ed impegnativa.



quindi un pianista dovrebbe iniziare con una waterfall emo
  • anonimo

08-10-16 20.29

@ vin_roma
aiki957 ha scritto:
Quindi lo stesso principio vale per il peso della tastiera prima più leggera poi progressivamente più pesante ed impegnativa.

No, qui non è giusto, non è il pianoforte che si deve adattare alle mani ma le mani al pianoforte.

L' approccio è graduale, nonostante i tasti "duri" si comincia con articolazioni lente e profonde, senza correre perché ovviamente si incorrerebbe in problemi, poi, mano a mano, con rilassatezza, si conquista la giusta forza per eseguire cose più complesse.
Il principio è suonare quello che ci si può permettere e nel tempo si sviluppa la forza.

Ci sono secoli di metodi tecnici in questo senso e tutti mirati allo sviluppo progressivo della forza, che poi, in realtà è un falso problema perché se le ottave a 16' della mano sx della Polacca in Lab di Chopin ti bloccano il braccio non è la forza che manca ma il cattivo uso del peso e della rilassatezza.

La strada giusta è questa: l' impostazione. Se ti stanchi non è colpa del pianoforte ma dall' errato approccio allo strumento.
Lo strumento deve essere giusto, creare strumenti per dilettanti ed altri per professionisti non mi pare giusto.
Edited 8 Ott. 2016 17:11
totalmente d'accordo
  • aiki957
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08-10-16 21.05

@ anonimo
aiki957 ha scritto:
Quindi lo stesso principio vale per il peso della tastiera prima più leggera poi progressivamente più pesante ed impegnativa.



quindi un pianista dovrebbe iniziare con una waterfall emo
Non sarebbe una cattiva idea, il problema è economico, una volta comprato un pianoforte solitamente quello è, e quello rimane, buono o cattivo che sia. Cmq riguardo alla tastiera "dura" finora si è dato per scontato che stiamo parlando di strumenti di ottima qualità, chiaramente con un costo abbastanza elevato. A me invece è capitato di provare pianoforti acustici di prezzo non troppo elevato, magari koreani o di altre nazionalità, con meccaniche molto faticose ed innaturali. Magari un papà, per suo figlio che vuole studiare pianoforte si reca in un negozio e gli rifilano quel tipo di strumento, così il malcapitato figlio dovrà studiare su un piano non adatto. Allora dovendo scegliere, meglio optare per una tastiera più morbida, così almeno si godrà meglio lo strumento e non avrà problemi alle mani. Inoltre, nel primo caso magari stufo di fare fatica abbandonerà prematuramente lo studio, nel secondo invece proseguirà, e da solo sentirà nel tempo, con le dita allenate, la necessità di avere un pianoforte migliore e più performante, di quelli magari indicati da voi.
  • anonimo

08-10-16 21.10

Mi premerebbe chiarire una cosa: la tastiera di uno steinway (o di uno yamaha a coda, o equivalenti) va benissimo per formarsi una tecnica accurata, e non la trovo affatto "scassagiunture"

Poi molti (tra cui io) preferiscono fare dei periodi su tastiere più dure, tipo il Petrof o Schimmel (che guarda caso c'é in molti conservatori), ma come dice Vincenzo è lo studio che deve essere graduale, e non la durezza della tastiera...e, come ancora dice Vin, il problema non sta quasi mai nelle dita ma nel peso, nella spalla e nel polso (e a volte, aggiungo io, nella rigidità globale del corpo, nella posizione inadatta della schiena e persino nella respirazione)

Ah, non bisogna confondere "meccanica solida" con "meccanica che non risponde": un buon Petrof é senz'altro duro, ma perfettamente responsive e modulabile, dal ppp al fff

emo
Edited 8 Ott. 2016 19:19
  • anonimo

08-10-16 21.28

che poi la "durezza" non é tutto...bisogna analizzare tutti gli elementi:

1) corsa del tasto (ho notato con disgusto che più si va avanti, più la corsa diviene corta, anche su yamaha e kawai entry level)

2) velocità con cui il martelletto, a parità di forza impressa, raggiunge la corda

3) velocità di ritorno del martelletto e sua ininfluenza sul tasto premuto

4) risalita del tasto

5) precisione del doppio scappamento

6) reazione ai ribattuti e depressione/velocità minima alla quale é possibile ottenere un suono

7) proporzionalità tra forza impressa al tasto e sonorità

ed altro ancora...
Edited 8 Ott. 2016 19:41
  • anonimo

08-10-16 21.31

ed alla fine, più la tastiera é dura, più bisogna ricordarsi i trucchetti seguenti:

1) spalle basse

2) schiena dritta ma corpo rilassato

3) gomiti bassi

4) braccia "a tubo pieno d'acqua" senza che gomiti e polsi facciano "strozzature"

5) suono ottenuto con la forza di gravità e non con lo sforzo muscolare

6) massima scioltezza del polso
  • aiki957
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08-10-16 22.23

@ anonimo
ed alla fine, più la tastiera é dura, più bisogna ricordarsi i trucchetti seguenti:

1) spalle basse

2) schiena dritta ma corpo rilassato

3) gomiti bassi

4) braccia "a tubo pieno d'acqua" senza che gomiti e polsi facciano "strozzature"

5) suono ottenuto con la forza di gravità e non con lo sforzo muscolare

6) massima scioltezza del polso
Tutto quello che stai dicendo non fa una grinza, ma continui ad elencare una serie di pianoforti di classe molto alta, poco accessibile alla maggior parte delle famiglie e dei musicisti. Quindi rimango ancora convinto che con strumenti medi meglio scegliere una tastiera non eccessivamente dura.
  • anonimo

08-10-16 22.49

uno yamaha o un kawai verticali da studio, che sono il minimo dei minimi sindacali per uno studio serio, hanno la meccanica 10 volte più dura del PX5S

Ed un Petrof o uno Schimmel d'occasione non sono irraggiungibili, stanno abbondantemente sotto i 10,000, talvolta intorno ai 5/6,000

emo
Edited 8 Ott. 2016 20:54
  • MarcoC
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09-10-16 04.09

Perché continuate a paragonare i pianoforti acustici con i pianoforti digitali......perchè.......emo
Per imparare a suonare il pianoforte (che non significa solo saper premere una combinazione di tasti) serve il pianoforte.....PUNTO.....se si decide di intraprendere un percorso serio occorre fare dei sacrifici sia economici che di impegno altrimenti si perde tempo.
Se non ci si può permettere un pianoforte (e oggi tra mercato dell'usato con quotazioni sempre più basse e varie formule di noleggio mi sembra una cosa abbastanza inverosimile) non si decide di studiare il pianoforte.
Io anni fa comprai il mio Shulze&Pollmann per 1.000€ ed era praticamente nuovo e dopo più di 10 anni è ancora là che fa il suo lavoro in modo impeccabile......poi quando ho avuto i mezzi (sia economici che tecnici) mi sono comprato il Kawai a coda.
Oggi con 1.000€ compri un digitale di medio livello se si resta sugli stage o di basso livello se si punta ad un modello con mobile.
Per prendere un digitale decente ci vogliono 1.500/2.000€ e con quei soldi un discreto verticale per iniziare a studiare si compra tranquillamente.
Poi se i ragazzi - ma prima ancora i genitori - pensano che lo studio si possa limitare a quell'ora a settimana della lezione è normale che ritengano un problema acquistare lo strumento.
Spesso mi capitano persone che mi chiedono informazioni per le lezioni e puntualmente concludono chiedendomi se devono poi comprare il pianoforte.........cosa posso rispondergli?!
Una volta in quasi ogni casa c'era un pianoforte......oggi c'è la gente che li regala pur di toglierseli dalle palle.....qualcosa vorrà pur significare!



  • vin_roma
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09-10-16 15.16

@MarcoC

Non hai ragione una volta, ma due, tre...

Oggi sento dire: mi piace il Fazioli, no, meglio lo Steinway ...ma solo in relazione alla simulazione dei VST!

In molti che si approcciano oggi allo strumento manca l' idea del fatto che il suono nel pianoforte avviene per il lancio di un martelletto ed hanno un' idea falsata su ciò che deve essere una meccanica e il suo controllo abituati come sono ai marchingegni che premono le strip conduttive.

Tuttavia certe meccaniche per pianoforti digiali, costose e pesanti, un po' si avvicinano all' action di un acustico, prima tra tutte (per me) la TP40W, ma anche Kawai, Yamaha... Ho anhe trovato modelli poco costosi a mobile niente male (1.5/1.700€).
Certo, non ci prepari un esame, neanche un 5° anno... ma, se si hanno poche pretese, una discreta tecnica col digitale giusto si può ottenere.
Edited 9 Ott. 2016 13:17
  • Mazz56
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09-10-16 20.01

@ MarcoC
Perché continuate a paragonare i pianoforti acustici con i pianoforti digitali......perchè.......emo
Per imparare a suonare il pianoforte (che non significa solo saper premere una combinazione di tasti) serve il pianoforte.....PUNTO.....se si decide di intraprendere un percorso serio occorre fare dei sacrifici sia economici che di impegno altrimenti si perde tempo.
Se non ci si può permettere un pianoforte (e oggi tra mercato dell'usato con quotazioni sempre più basse e varie formule di noleggio mi sembra una cosa abbastanza inverosimile) non si decide di studiare il pianoforte.
Io anni fa comprai il mio Shulze&Pollmann per 1.000€ ed era praticamente nuovo e dopo più di 10 anni è ancora là che fa il suo lavoro in modo impeccabile......poi quando ho avuto i mezzi (sia economici che tecnici) mi sono comprato il Kawai a coda.
Oggi con 1.000€ compri un digitale di medio livello se si resta sugli stage o di basso livello se si punta ad un modello con mobile.
Per prendere un digitale decente ci vogliono 1.500/2.000€ e con quei soldi un discreto verticale per iniziare a studiare si compra tranquillamente.
Poi se i ragazzi - ma prima ancora i genitori - pensano che lo studio si possa limitare a quell'ora a settimana della lezione è normale che ritengano un problema acquistare lo strumento.
Spesso mi capitano persone che mi chiedono informazioni per le lezioni e puntualmente concludono chiedendomi se devono poi comprare il pianoforte.........cosa posso rispondergli?!
Una volta in quasi ogni casa c'era un pianoforte......oggi c'è la gente che li regala pur di toglierseli dalle palle.....qualcosa vorrà pur significare!



Anche io concordo in pieno con quello che dici, ma perche' escludere tutte quelle persone che vogliono imparare a suonare il pianoforte ( a che livello poi si vedra') che abitano in un condominio, tornano a casa alle 7/8 di sera , e che possono dedicare tempo allo studio solo dopo cena?. Con un pianoforte tradizionale i legami con i vicini prima o poi si "increspano", si litiga e si creano delle faide per le briciole che svolazzano dai balconi, per l'odore dei cibi, figuriamoci per un'ora di scale fatte dopo le 8 , o forse volete dire che il "vero" studio e' riservato solo ai giovani e pensionati che hanno il pomeriggio libero?. Non penso, a questo punto ben vengano i digitali, li ritengo un compromesso dignitoso. La musica deve essere accessibile a tutti! Grazie .
  • anonimo

09-10-16 21.25

certo, i digitali vanno benissimo

Il problema é che se cerchi di preparare il quinto anno su un digitale, 80 su cento sarai steccato per quanto ti impegni

Ma se vuoi diventare un buon pianista amatore, anche evoluto (il che talvolta é meglio di un caprone diplomatoemo) allora va benissimo

emo