Torneranno gli anni 90?

  • filigroove
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13-12-23 15.54

Sicuramente i 90 non saranno il massimo, però una cosa posso testimoniarla: si poteva andare a feste e discoteche e rischiare di ballare pezzi che avevano una sezione fiati e assoli. Si chiamava Acid Jazz (da un’etichetta inglese) e allora era il mio mondo.
  • wildcat80
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13-12-23 16.29

@ filigroove
Sicuramente i 90 non saranno il massimo, però una cosa posso testimoniarla: si poteva andare a feste e discoteche e rischiare di ballare pezzi che avevano una sezione fiati e assoli. Si chiamava Acid Jazz (da un’etichetta inglese) e allora era il mio mondo.
Hai toccato un tasto mica male.
Io non ho menzionato il genere perché mi riferivo principalmente al mainstream rock, l'acid jazz pur avendo avuto il suo momento d'oro, tolti alcuni casi (uno su tutti, Jamiroquai) non era proprio mainstream, era un ascolto che vedevo molto legato al clubbing. Cioè, magari ricordo male, era un genere che piaceva a chi era solito frequentare i locali, oppure agli addetti ai lavori, perché comunque era musica con una complessità sua, soprattutto per quanto riguarda fiati a tastiere.
Per dire mia madre che negli anni 90 era una quarantenne che non andava a ballare da qualche anno (ma che aveva vissuto il 68 a Londra, così per dire, che aveva seguito i Beatles in tutta Europa...) sapeva benissimo chi era Bon Jovi, mentre se gli nominavo gli Incognito, i Jestofunk, i Brand New Heavies, James Taylor Quartet non sapeva manco chi fossero, forse sapeva chi erano i Jamiroquai e sicuramente conosceva i Dirotta su Cuba (per la cover di Jesahel, mica per altro) che passavano spesso in radio e TV.
  • Charlie78
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13-12-23 16.41

toniz1 ha scritto:
cmq anche qualcuno della "trap" ha studiato


Lazza ha fatto il conservatorio in pianoforte, per quanto ho capito. Peccato che non metta assolutamente in pratica ciò che ha studiato, il brano "cenere" presentato a sanremo è la cosa più ascoltabile che ha prodotto...ed ho detto tutto!!!

Solo quando ha cercato di "litigare" sui social con Rocco Tanica , ha dimostrato di aver studiato...peccato che il buon Sergione lo abbia perculato per tutto il tempo!!! emoemoemo
  • Bob_Braces
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13-12-23 17.16

@ wildcat80
Hai toccato un tasto mica male.
Io non ho menzionato il genere perché mi riferivo principalmente al mainstream rock, l'acid jazz pur avendo avuto il suo momento d'oro, tolti alcuni casi (uno su tutti, Jamiroquai) non era proprio mainstream, era un ascolto che vedevo molto legato al clubbing. Cioè, magari ricordo male, era un genere che piaceva a chi era solito frequentare i locali, oppure agli addetti ai lavori, perché comunque era musica con una complessità sua, soprattutto per quanto riguarda fiati a tastiere.
Per dire mia madre che negli anni 90 era una quarantenne che non andava a ballare da qualche anno (ma che aveva vissuto il 68 a Londra, così per dire, che aveva seguito i Beatles in tutta Europa...) sapeva benissimo chi era Bon Jovi, mentre se gli nominavo gli Incognito, i Jestofunk, i Brand New Heavies, James Taylor Quartet non sapeva manco chi fossero, forse sapeva chi erano i Jamiroquai e sicuramente conosceva i Dirotta su Cuba (per la cover di Jesahel, mica per altro) che passavano spesso in radio e TV.
Magari la memoria fa cilecca e sbaglio, ma i Bon Jovi istintivamente io non li associo agli anni 90. Il botto (e anche i dischi migliori) mi sembra che l'abbiano fatto negli 80
Se parliamo di mainstream, per me i 90 sono soprattutto il grunge e il trip hop (Massive Attack, Portishead & co), con una spruzzata dell'acid jazz di cui sopra e alcuni riempipista eurodance.
  • toniz1
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13-12-23 17.26

@ Charlie78
toniz1 ha scritto:
cmq anche qualcuno della "trap" ha studiato


Lazza ha fatto il conservatorio in pianoforte, per quanto ho capito. Peccato che non metta assolutamente in pratica ciò che ha studiato, il brano "cenere" presentato a sanremo è la cosa più ascoltabile che ha prodotto...ed ho detto tutto!!!

Solo quando ha cercato di "litigare" sui social con Rocco Tanica , ha dimostrato di aver studiato...peccato che il buon Sergione lo abbia perculato per tutto il tempo!!! emoemoemo
Su Lazza (già dimenticato! emo) concordo, mi è caduta la mascella emo quando l'ho visto suonare il pianoforte nelle ospitate subito dopo Sanremo.
Ma è finita lì evidentemente emo
emo
Bob_Braces ha scritto:
Magari la memoria fa cilecca e sbaglio, ma i Bon Jovi istintivamente io non li associo agli anni 90. Il botto (e anche i dischi migliori) mi sembra che l'abbiano fatto negli 80
Se parliamo di mainstream, per me i 90 sono soprattutto il grunge e il trip hop (Massive Attack, Portishead & co), con una spruzzata dell'acid jazz di cui sopra e alcuni riempipista eurodance.
emoemoemo
anche io come te... me li ricordo, fine anni 80... poi ovvio nei 90 erano ancora mainstrem.. ma il botto lo fecero fine 80.
nei 90 appunto anche Guns... Skid Row e grunge vario
  • MarioSynth
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14-12-23 15.04

Ah, gli anni 90... tutto sommato un buon periodo, ho ancora diversi vinili, c'era della musica niente male.

Avete già citato il filone grunge, io ricordo un disco spettacolare di David Sylvian con Robert Fripp, i RadioHead di Ok Computer, i Massive Attack, un altro disco eccezionale dei Talk Talk (che cambiarono completamente il loro modo di suonare, Laughing Stock mi pare), gli Autechre, i Boards of Canada... ricordo anche un bel disco simil prog dei Sigur Ros.

Edit: scusate una mancanza fondamentale, immagino già nominati: Portishead a livelli altissimi

Insomma, al netto della musica dance o easy rock citata all'inizio (che personalmente non mi ha mai interessato) è stato decennio notevole. Ah dimenticavo Brave dei Marillion! emo

Sul ritorno non saprei, la musica commerciale di quel periodo era già troppo edulcorata rispetto agli '80 ad esempio, che avevano sonorità bene definite e strumenti iconici (batterie elettroniche appena uscite, synth, ecc), comunque tutto è possibile... 💶 💶 💶
  • toniz1
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14-12-23 16.29

MarioSynth ha scritto:
Ah dimenticavo Brave dei Marillion!

emoemoemo
mentre stavo leggendo il tuo post, stavo proprio per scrivere quello!!! emo
si parlava di mainstrem e allora non li ho tirati fuori... altrimenti ci sarebbero altre chicche da ricordare.
Ma "Brave" avrà sempre un posto speciale, visto che con la band lo abbiamo fatto praticamente tutto live, piu' volte... emo
  • bluesboy
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18-12-23 17.16

wildcat80 ha scritto:
Quando si parla degli anni 90 non bisogna dimenticare un genere musicale che a me personalmente non è mai piaciuto, il grunge.


Io nel 1994 avevo 22 anni. Il grunge non mi piacque da subito e, nel tempo, non ho cambiato idea

wildcat80 ha scritto:
Un'onda che nel giro di pochi anni è quasi riuscita a cancellare certi aspetti del rock anni 80, sia a livello musicale (arrangiamenti essenziali basati sulla triade chitarra/basso/batteria), che culturale: avversione al divismo e machismo intrinseca al rock, lotta alla misoginia (uno degli aspetti più caratteristici del grunge era l'avversione verso lo sfruttamento sessuale delle groupie), avversione a tutto ciò che è mainstream.


A livello musicale non apprezzavo all'epoca (e a maggior ragione adesso) il sound "scarno" del grunge. Dici bene, il rock anni '80 fu cancellato in un soffio e con esso non solo il costume legato a quel rock ma anche , ad es. , il virtuosismo. Certi passaggi e sopratutto certi assoli di chitarra nel grunge non li ho più sentiti.
Di colpo un disco come "Pornograffiti" degli Extreme ( che era comunque del 1990) è stato spazzato via da questa nuova "ondata" che, al netto di tante filosofie ipocrite, è stata una "moda" alimentata, cresciuta e venduta dalle major nonchè adotttata, in casa nostra, anche da una certa "intellighenzia" (ricordo ancora una diretta dei Nirvana in un programma della Dandini). Per dire che il fenomeno grunge non è stato - in termini generali - l'antitesi al mainstream ....è semplicemente stato un nuovo mainstream.
Un nuovo mainstream - per me - più ipocrita come messaggio e peggiore musicalmente/tecnicamente.

wildcat80 ha scritto:
Gli anni 70 sono stati un periodo di rivoluzione culturale e tecnologica che non ha avuto eguali negli anni a venire.
L'onda del 68 ha portato grosse riflessioni a livello mondiale, la tecnologia in ambito musicale ha drasticamente rivoltato il sound praticamente di ogni genere musicale con l'avvento dei sintetizzatori: un decennio così è irripetibile, perché tutto ciò che è avvenuto dopo è solo sviluppo e progresso (a volte anche regresso) delle rivoluzioni innescate in quel periodo.
Pensiamo solo una cosa. Negli anni 50 se volevi un suono di archi, dovevi avere gli archi.


La tua è una giusta osservazione che fanno tuttavia in pochi, a cominciare da chi ha vissuto gli anni '70 da adolescente ed adesso, non ammettendolo, soffre di nostalgia dei propri vent'anni: La vera rivoluzione della musica - secondo me - è stata "tecnologica" come giustamente affermi.
E poi non ci dimentichiamo gli anni '80. Oggi, in termini mainstream, assisto ad una riedizione delle sonorità degli anni '80 specialmente per la musica a base elettronica che non mi dispiace affatto.
E per restare nell'ambito rock, giusto per dare un senso a quello che ho scritto sopra, Bon Jovi sono esplosi nei secondi '80, Paradise city dei Guns n'Roses era del 1989. il live di Ozzy Osbourne con Randy Roads alla chitarra era invece di qualche anno prima. Consiglio ai chitarristi di ascoltarlo e poi di ascoltare un disco grunge a piacere subito di seguito.
Ma la mia, sia ben chiaro, è solo un'opinione.
wildcat80 ha scritto:
E poi, lo dico più più di pancia che di testa, gli anni 90 sono gli anni che noi 40/50 anni di oggi abbiamo vissuto da adolescenti, e ciò che vivi negli anni in cui formi il tuo essere adulto non lo puoi cancellare, perché ha contributo a plasmarti in qualche modo.

E' vero mai all'epoca impazzavano le discoteche con la peggiore Tunz tunz mai concepita ...io mi ricordo parallelamente di un grande movimento e fibrillazione di pub/locali in cui si suonava live (io allora avevo una band blues rock).
  • giosanta
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18-12-23 18.47

bluesboy ha scritto:
La tua è una giusta osservazione che fanno tuttavia in pochi, a cominciare da chi ha vissuto gli anni '70 da adolescente ed adesso, non ammettendolo, soffre di nostalgia dei propri vent'anni: La vera rivoluzione della musica - secondo me - è stata "tecnologica" come giustamente affermi.

A mio parere invece è stata soprattutto culturale (e mi limito alla musica viceversa occorrerebbe un trattato sui terribili anni 70). La rivoluzione è consistita essenzialmente ma non solo, nel superamento della forma canzone, basta riferirsi ai primi dischi dei PF e poi via via il progressive, con brani lunghi quanto l’intera facciata di un lp, variazione di melodie, armonie e tempi all’interno dello stesso brano. Unica fruizione possibile il puro ascolto, in altri termini quanto di più anticommerciale si possa immaginare (motivo per cui è durato poco ed io invece l’apprezzo moltissimo anche solo per questo). Si, arriva anche la prima “elettronica di massa”, ma non dimentichiamo che nei primi dischi sempre dei PF “l’elettronica” era un Echorec Binson collegato al Farfisa Compact Duo De Luxe di Richard Wright e, in ogni caso l’elettronica nella musica ha radici assai più remote, a partire da Edgar Varese piuttosto che Karlheinz Stockhausen, considerando invece che uno dei primi sintetizzatori ante litteram è stato l’Hammond Novachord del 1939. Direi abbastanza per non parlare solo di nostagia.
  • wildcat80
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18-12-23 20.06

L'impatto del progresso tecnologico e culturale vanno di pari passo, nel senso che, a mio avviso, la rivoluzione culturale è stata determinante ad accelerare la rivoluzione tecnologica dei 70s.
Se pensiamo ad esempio all'Hammond, inventato nel 1932, c'è voluto quasi un trentennio per farlo penetrare a fondo nella musica non di stampo liturgico.... Fats Waller nel 1938, Ethel Smith nel 1944, ma dal 1956 in poi con Jimmy Smith c'è stata la vera esplosione. 24 anni, che poi ha aperto le porte ai fratelli minori (Vox e compagnia cantante) e hanno sdoganato l'organo in tutti i generi, diciamo 30 anni globalmente.
Negli anni 70? 1970 Model D... 1979 Synclavier. Nel mezzo? In 9 anni un'esplosione.
Perché c'erano i presupposti tecnologici ma soprattutto culturali, la voglia di fare... Se pensiamo che l'Hammond è stato introdotto in ambito non liturgico da due afroamericani e una donna... Immaginate la fatica a farlo accettare nella società dei tempi.
Immaginate la facilità invece con cui negli anni 70 si guardava alle novità, si innescava un circuito virtuoso in cui la novità generava fame di innovazione e contemporanea stimolava i progettisti a spingersi oltre.
1970 Model D...
1976 Synclavier
1979 Fairlight
In progresso incredibile, certo, non erano strumenti alla portata di tutti, ma il passo è stato lunghissimo in pochi anni.
  • giosanta
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18-12-23 23.58

wildcat80 ha scritto:
L'impatto del progresso tecnologico e culturale vanno di pari passo, nel senso che, a mio avviso, la rivoluzione culturale è stata determinante ad accelerare la rivoluzione tecnologica dei 70s.

Ripeto, naturalmente per amore della discussione non certo per avere o imporre l'ultima parola, il discorso è secondo me più articolato. Verissimo quello che dici ma gli aspetti sonori sono un corollario di quelli musicali. Anzitutto diciamo che la ripartizione per "decenni" è già grossolana. Keith Emerson fonda i The Nice nel 1967; "The Piper at the Gates of Dawn" dei PF (che comunque rappresentano a mio modesto parere una categoria musicologica a parte) è del 1967 ecc. all'opposto il fenomeno "progressive" alla metà dei famigerati anni '70 era gia in fase di esaurimento - fenomenono "largo" ma "breve" anche per la sua manifesta incompatibilità con le logiche dell'industria discografica, cosa che per me gli rende onore - "Brain Salad Surgery" degli E,L& P è del 1974; "Tales From Topographic Ocean" (doppio con UN brano per facciata...) degli Yes è del 1973; "Come in Un'Ultima Cena" ultimo vero album del BMS (sempre per me), e del 1976; "Chocolate Kings" della PFM è del 1975 e, PER ME, gia è drammaticamente involutivo rispetto a "L'isola di Niente" non ne parliamo proprio confrontato a "Storia di un Minuto" o "Per un Amico"; "Contrappunti" che chiude la fase più significativa de "Le Orme" è del 1974; e potrei continuare con altri nomi, ma il limite temporale rimane grosso modo quello; vero quindi che l'Hammond c'era gia da un pezzo e nella sua declinazione "moderna" ovvero quella "Smithiana", così come gli assai ingiustamente poco considerati organi a transistor, ma i nuovi strumenti elettronici come i sintetizzatori Moog, ARP o EMS impattano solo a metà di questa cronologia; discorso a parte per il Rhodes che trova una collocazione un po diversa, così come le String Machine a partire dal Mellotron e i suoi indegni emuli. Tutto questo per dire che sono stati SI "strumenti" (?!), voci impresse nella storia ma artefici di quella rivoluzione musicale NO, ne sono stati "inglobati" e l'hanno pesantemente caratterizzata quello si. Solo il mio parere s'intende.
  • bluesboy
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19-12-23 12.53

giosanta ha scritto:
A mio parere invece è stata soprattutto culturale (e mi limito alla musica viceversa occorrerebbe un trattato sui terribili anni 70). La rivoluzione è consistita essenzialmente ma non solo, nel superamento della forma canzone, basta riferirsi ai primi dischi dei PF e poi via via il progressive, con brani lunghi quanto l’intera facciata di un lp, variazione di melodie, armonie e tempi all’interno dello stesso brano. Unica fruizione possibile il puro ascolto, in altri termini quanto di più anticommerciale si possa immaginare (motivo per cui è durato poco ed io invece l’apprezzo moltissimo anche solo per questo).


Già sul finire degli anni ’60 in molti abbracciarono l’idea dell’album (magari “concept”) con l’inizio degli eccessi psichedelici….gli stessi Beatles con “Sgt. Pepper” e gli Stones di “Their Satanic” emolti altri. Ma anche questa fu una “ondata” ……..che poi rifluì, come tu stesso giustamente affermi.
E hai visto mai che la fine dell’onda in qualche misura sia stata generata anche dalle scelte degli stessi autori, visto che in seguito hanno preso direzioni diverse.
Penso semmai che il reflusso della psichedelica lasciò comunque in eredità una situazione diversa rispetto al passato nel senso che il pubblico (o per meglio dire una buona fetta di fruitori di musica) era pronto ad acquistare anche un prodotto non di facile consumo ma da “studiarsi” ascolto dopo ascolto. Da qui anche l’esigenza di copertine degli LP che colpissero e facessero sognare.
Sono anni in cui di dischi se ne vendevano tanti….. più di prima e qualcuno aveva cominciato ad investire nei primi impianti stereofonici con i quali poter ascoltare qualcosa di diverso dalle canzonette estive di facile presa.
Gli artisti rock furono probabilmente (per non dire sicuramente) i più interessati alle nuove tecnologie ed alle sperimentazioni ….e se vogliamo partire dal presupposto che tutto questo possa essere riconosciuto quale rivoluzione “culturale”, a mio parere dobbiamo obbligatoriamente inquadrare la fattispecie anche dal punto di vista della logica industriale…..a partire proprio dal rock che – per me – è nato ed è sempre rimasto un prodotto industriale. E non mi si venga a dire che questo è un concetto dissacrante….se non ci fosse stata l’industria discografica il rock per me non sarebbe proprio esistito.
In quegli anni lì l’industria discografica era in forte ascesa e non aveva problemi di finanziamento. Io tendo a pensare che quei soldi abbiano avuto un forte impatto sullo sviluppo della musica in senso creativo.
Ma non solo, anche molte delle novità del panorama musicale dell’epoca possono essere altresì spiegate sempre ragionando in termini industriali: a mio parere in quegli anni il suddetto “reflusso” aveva forse un po’ spiazzato i discografici che, notando i gusti della gente cambiavano continuamente, anziché creare cloni degli artisti di successo come era stata la regola fin lì (e continuerà in molti casi ad essere dopo) provano a diversificare le proposte sperando di indovinare quella che sarebbe stata la tendenza prevalente.

giosanta ha scritto:
Si, arriva anche la prima “elettronica di massa”, ma non dimentichiamo che nei primi dischi sempre dei PF “l’elettronica” era un Echorec Binson collegato al Farfisa Compact Duo De Luxe di Richard Wright e, in ogni caso l’elettronica nella musica ha radici assai più remote, a partire da Edgar Varese piuttosto che Karlheinz Stockhausen, considerando invece che uno dei primi sintetizzatori ante litteram è stato l’Hammond Novachord del 1939. Direi abbastanza per non parlare solo di nostagia.


Come sopra.
Fermo restando che siamo un po’ didascalicamente scivolati OT sia sul titolo del thread che sulla discussione in generale inerente gli anni ’90 mainstream.
Perchè allora sarebbe per me bello anche parlare di ciò che hanno rappresentato dagli '80 in poi strumenti quali il DX7, D50 e M1.